ASPETTI ANTROPOLOGICI, PEDAGOGICI E STORICI DELL’ISTITUTO FESTIVO - IL CALENDARIO RITUALE IN COORDINATE SPAZIO-TEMPORALI
LAURA TUSSI
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ASPETTI ANTROPOLOGICI, PEDAGOGICI E STORICI DELL’ISTITUTO FESTIVO
IL CALENDARIO RITUALE IN COORDINATE SPAZIO-TEMPORALI


di LAURA TUSSI




Le feste nel ciclo della vita dell’uomo: i riti di passaggio


Il corso della vita si svolge, per il popolo, secondo una continua e fitta trama di forme tra-dizionali che ispirano, determinano e interpretano via via le azioni e situazioni di cui è intessuta l'esistenza dell'uomo . Alla base di tutte queste for-me stanno i Cosiddetti riti di passaggio. Con que-sto termine s'intende il complesso di cerimonie che si compiono per indicare le successive fasi per cui l'individuo entra a far parte di una comunità, secondo i diversi gruppi sociali (famiglia, tribù, corporazione, ambiente paesano ecc.) e secondo le successive età della sua vita.
Ogni cerimonia di passaggio si compie a tappe, secondo una determinata sequenza, in cui è facile distinguere le azioni che ne indicano l'inizio, quelle intermedie e quelle che ne sanciscono la fine. Queste tappe sono molto più appariscenti nella vita sociale delle popolazioni primitive dove i riti di iniziazione dei giovani per il loro ingresso come uomini adulti nella tribù han-no una complessità e un'importanza straordinarie; ma anche alcune manifestazioni della vita tradizionale nei nostri paesi conservano tuttavia assai bene le proprie caratteristiche. Basti ricordare le usanze relative al matrimonio, dalla dichiarazione d'amore del giovane all'accettazione da parte della ragazza, attraverso numerose e precise fasi e forme rituali, fino all'ingresso della sposa nella casa dello sposo e alla "prima notte".


Le usanze e credenze relative alla vita umana si ispirano anche a principi magici con un chiaro scopo propiziatorio o profilattico. Ci sono delle regole da seguire, e dei tabù da rispettare, per far convergere a proprio vantaggio le forze del bene e allontanare e distruggere quelle del male.
Tutte queste forme rituali, connesse con la vita dell'uomo o svolgentisi lungo il corso dell'anno, rivelano un fondo antichissimo e, se si vuole, pagano; ma il Cristianesimo in quasi venti secoli e per gran parte del mondo ha stampato la sua im-pronta su tutti gli aspetti della vita individuale e sociale, dando alle forme più importanti una precisa regola e un nuovo e più alto significato, e strenuamente combattendo le manifestazioni su-perstiziose e contrarie alla religione e alla morale. Il folklore contemporaneo presenta quindi nella realtà quotidiana questo antico fondo e questa nuova forma in cui esso vive e si attua, anche se non sempre in perfetta aderenza.
Ci spiegheremo forse meglio quel senso di accettazione serena e di operosità lieta con cui le classi popolari, vivono la loro pur non comoda vita, osservando come essa si svolga lungo il succedersi dei mesi e delle stagioni, secondo uno schema tradizionale di feste e di usanze che mira-bilmente s'accordano col ritmo della natura e delle opere agresti. (Il calendario del folklore viene così a costituirsi in una serie di cicli che distinguono i principali momenti ed episodi di questo eterno ritorno di stagioni e di opere, secondo il corso dell'anno. Per comprenderlo appieno, occor-re tener presenti due cose: la prima è che il folklore, quale vive oggi, ha un substrato di credenze e usanze antichissime in cui si rispecchiano forme di cultura e concezioni magiche e religiose, consone a una vita trascorrente a più immediato contatto con la natura e, quindi, regolata secondo le sue grandi leggi e secondo la primitiva interpretazione dei suoi fenomeni; la seconda è che que-sto fondo, già in sé differenziato nei secoli e secondo diversi cicli culturali (intesi non in forma rigida), si è poi modificato attraverso il tempo per l'influsso dell'evolversi della civiltà, e soprattutto per l'azione regolatrice e moralizzatrice, esercitata dal Cristianesimo. Il senso religioso della vita è stato totalmente cambiato e, possiamo ben dire, portato sopra un piano più alto; ma le usanze, legate al corso immutabile delle stagioni, sono rimaste, cambiando significato, è vero, senza però perdere del tutto alcuni dei caratteri ed aspetti che ne avevano determinato il sorgere e il tramandarsi. Il calendario ha subito variazioni, specie per la festa di maggiore importanza, quella d'inizio d'anno, sì che le stesse usanze si sono trasferite da una data all'altra, ripetendosi o venendo a confluire in un sol giorno festivo. E di ciò non sempre ci rendiamo conto. Per es., il Carnevale, per secoli e secoli, ha rappresentato il capo d'anno, e tutte le sue manifestazioni sono improntate a questo suo carattere fondamentale; ma chi lo rileva oggi?



In realtà, Natale, Capodanno, Epifania, Carnevale, sono tutte feste che solennizzano la chiusura di un ciclo annuale e l'apertura d'uno nuovo ; così Calendimarzo, S. Giorgio, Pasqua, Calendimaggio, l'Ascensione, S. Giovanni, Ferragosto, S. Martino, S. Michele, S Caterina, sono ugualmente feste di inizio di una stagione, intendendo questo termine in senso generico, e quindi molti riti e usi di ciascuna di esse sono uguali o si rassomigliano: e noi li ripetiamo senza accorgercene, mentre, a fil di logica, basterebbe ricorrervi una sola volta. S'intende che poi ciascuna di tali feste ha anche le sue manifestazioni particolari in rapporto alla diversità delle stagioni e al preciso significato che è venuta assumendo, specialmente nel suo adeguarsi al clima cristiano e alla liturgia ufficiale. Né dobbiamo dimenticarci la diversità del clima fisico e delle condizioni generali dei vari ambienti in cui le stesse usanze si svolgono. Molte cose ci appaiono già chiare, se consideriamo gli aspetti essenziali delle usanze e feste di inizio d'anno (o di stagione). Esse si riconducono tutte a due principi fondamentali, mirano a due scopi precisi: eliminare, cancellare, distruggere tutti i mali, i guai, i peccati dell'anno che muore; prevedere, predeterminare e, vorremmo dire, preassicurare l'abbondanza, il benessere, la prosperità per l'anno che nasce. Per quel prin-cipio magico per cui il simile produce il simile, le varie tradizioni delle feste d'inizio di un ciclo annuale esaudiscono il desiderio (che una volta era certezza assoluta) di raggiungere i due scopi sopraccennati. Distruggere il male passato, male fisico e male morale, infermità e peccato, tristizia e tristezza, perché soltanto essendo sani e puri si può affrontare il nuovo corso delle stagioni nel suo perenne ricominciamento; se si entrasse nel nuovo anno gravati dalle malattie, dai vecchiumi, dalle malvagità accumulatesi durante dodici mesi, le forze vitali di fecondità; di produttività, di bene, che come riserva aurea il nuovo anno ci reca, sarebbero infettate, ammorbate, definitivamente compromesse.


LAURA TUSSI


 


email: tussi.laura@tiscalinet.it  



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