25 DICEMBRE DEL 274 D. C.
IL PRIMO NATALE DEL SOLE
Luigi Ambrosi
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Il 25 dicembre come giorno di festa grande compare in Italia ed in Europa per la prima volta nel 274 D.C. per ordine dell’ Imperatore Aureliano che  fece diventare Festa Ufficiale  il Natale  del Sole e la volle celebrata in tutto l’Impero Romano: il Dies Natalis Solis Invicti 



L’imperatore Aureliano aveva appena concluso la riunificazione dell’ Impero Romano ed era reduce dalla grande vittoria sull’ allora principale nemica dell’impero, la Regina Zebedia del Regno di Palmira.


La vittoria era stata resa possibile dallo schierarsi di Emesa, città-Stato rivale, a fianco dell’esercito romano in un momento di sbandamento delle milizie; questa discesa in campo  a favore dei Romani fu sostenuto dai sacerdoti di Emesa, cultori del Dio “Sol Invictus”; Aureliano all’inizio della battaglia decisiva disse di aver avuto la visione benaugurante del dio Sole di Emesa.


L’Imperatore trasferì a Roma, in segno di ringraziamento, la classe sacerdotale e il culto del Sole di Emesa ed in onore del Dio Sole Invincibile fece edificare un tempio di Stato a Roma, sulle pendici del Quirinale (Campus Agrippae, attuale piazza S. Silvestro). All’imperatore non sfuggiva inoltre  come l’adozione  del culto del Sole  in tutto l’ Impero potesse servire a consolidare la  riunificazione ed essere elemento di unità culturale.  Nelle diverse forme, il culto del Sole era infatti presente in tutte le regioni dell’impero, dall’Egitto all’Anatolia, tra le popolazioni celtiche fino a quelle arabiche, tra i Greci e gli stessi Romani.


Aureliano propose il Sol Invictus di Emesa ai cultori ellenico-romani del Sole-Apollo, ai diffusissimi seguaci di Mitra, agli egiziani dei riti di Iside/Horus/Se rapide, ai siriani ed arabi dei culti di Helios/Dusares e Baalim, ai Celti della Mastruca e ai Germanici cultori della Yule, la Ruota, indubitabile simbolo del Sole.


Particolarmente solenni erano le celebrazioni del rito della nascita del Sole  in Siria ed Egitto: i celebranti si ritiravano in appositi santuari da dove uscivano a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole (raffigurato dagli egizi come un bambino)


La festa del Sol Invictus si affermò come la festa più importante dell’ Impero, con grande partecipazione popolare a Roma, anche perché si innestava ed andava a concludere la festa romana più antica, i Saturnali.


 


In questo grande pentolone di culti solari anche gli stessi culti cristiani si confondevano con i culti solari, tanto che l’imperatore Adriano scriveva nel 134 d.C.: “Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo.”


 


Lo stesso Tertulliano (circa 160-220 d.C.), vescovo di Cartagine  cristiano e Padre della Chiesa, così scriveva: “ …molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia” (Ad Nationes I, 13).


Sant’Agostino esortava i fratelli cristiani a non festeggiare il 25 dicembre il Sole, bensì chi aveva creato il Sole. 



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