Ad un mese esatto dal primo incontro la Consulta islamica torna a riunirsi, con il ministro Castelli di nuovo all'attacco del collega di governo Pisanu per averla costituita e l'ex ministro Calderoli di nuovo al centro delle polemiche. Secondo l'ordine del giorno, l'incontro è tutto incentrato sulle “problematiche relative all'integrazione”, dalla scuola al lavoro. Ma difficilmente gli esperti del mondo islamico, riuniti al Viminale, potranno evitare di prendere in considerazione gli attacchi all'Occidente di Al Zawahiri – il numero due di Al Qaeda, che nel suo ultimo messaggio ha fatto un chiaro riferimento a “quel ministro italiano che ha indossato le caricature criminali del profeta” – e la risposta dell'ex ministro Calderoli: “io non ho provocato nessuno. Semmai, ho avuto il coraggio di rispondere a provocazioni intollerabili”.
La prima riunione della Consulta si svolse l'8 febbraio scorso, nel pieno della rivolta musulmana contro le vignette satiriche, e si concluse con un documento che condannava sia le vignette, sia le violenze che avevano provocato. Pochi giorni dopo il Consiglio dei ministri decise di far proprio quel documento, ma la Lega insorse: Castelli, che non partecipò, parlò di “assoluta contrarietà”, mentre Calderoli, che era presente, espresse poi il suo dissenso. Ma Pisanu gli rispose: “il dissenso di Calderoli – disse – è in netto contrasto con il presidente Berlusconi e con tutti i ministri che hanno partecipato alla riunione”. Calderoli, tuttavia, non si diede per vinto, e pochi giorni dopo annunciò l'intenzione di indossare una maglietta con le vignette satiriche offensive nei confronti di Maometto. Il resto è storia recente: le dimissioni di Calderoli, l'attacco alla rappresentanza italiana a Bengasi, Gheddafi che torna a chiedere il risarcimento per l'esperienza coloniale e se la prende con Calderoli...
Così, la seconda riunione della Consulta arriva all'indomani di un nuovo caso Calderoli. Attaccato dal numero due di Al Qaeda, l'ex ministro ha reagito con durezza, mostrando di non essere pentito del suo gesto. Ne è nata un'immediata polemica politica, con duri attacchi dall'opposizione ma anche da alcuni alleati della Lega. “Io non ho provocato nessuno – ha risposto Calderoli – semmai ho avuto il coraggio di rispondere a provocazioni intollerabili”. Ieri, però, è tornato a chiarire il suo pensiero: “Io non sfido proprio nessuno”, ha detto. “Condanno l' integralismo e il terrorismo e non li riconosco come interlocutori. Riconosco invece come interlocutori i musulmani che vogliono ascoltare e parlare, per questo ho accettato l' invito di Al Jazira”. Calderoli, quindi, si farà presto intervistare dall'emittente del Qatar “per chiarire, per ragionare, per difendere le nostre idee e se possibile confrontarle”. L'ex ministro leghista sarebbe anche disposto a parlare prima davanti alle tv italiane, se qualcuna di queste volesse avere la bontà “di invitarmi a parlare sui nostri teleschermi”.
Il ministro della Giustizia Castelli, dal canto suo, rimane saldo sulle proprie, intransigenti, posizioni, e continua a schierarsi contro la Consulta, che costituirebbe, a suo dire, un “segnale di debolezza”. Lo aveva già detto subito dopo la prima riunione ed è tornato a ripeterlo alla vigilia della seconda, durante il convegno dei giovani padani a Reggio Emilia: “E' un segnale negativo, di tremenda debolezza dello Stato. Per questo – ha spiegato il ministro – ho contestato a Pisanu la Consulta. Perché creare una Consulta islamica? Lo abbiamo fatto perché l'Islam rappresenta l'unica religione che ci ha creato problemi. Invece dovremmo soltanto far rispettare le leggi dello Stato piuttosto che andare a cercare chissà che cosa”. Inarrestabile, il Guardasigilli si lancia poi in bizzarri quanto pericolosi parallelismi: “Il terrorismo islamico è il nuovo nazismo”, tuona durante il suo intervento a Reggio Emilia il ministro di Grazia e Giustizia. “Di fronte a questa emergenza ci sono due strade: o correre in moschea a chiedere scusa – e qui suona chiaro il riferimento all'atteggiamento del vicepremier Gianfranco Fini – oppure difendere la nostra identità”. Il ministro non ha dubbi: “Meglio vivere con la schiena dritta, anche se un po' scomodamente, che piegare la testa”. Su un punto, però, siamo d'accordo con lui: in questa missione, la Lega “è spesso lasciata da sola, e sono convinto che sarà una battaglia dura e rischiosa”.
Fortunatamente, la Consulta ha mostrato di non prestare ascolto ai leghisti. In previsione dell'appuntamento odierno, ai rappresentanti è stato chiesto di individuare delle priorità sui temi legati all'integrazione. Si parlerà quindi di cittadinanza, scuola, lavoro, anche se alcuni, tra cui l'Ucoii, chiederanno che si dia più spazio a temi strettamente religiosi, come la costruzione di nuove moschee
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