|
Il viaggio
" Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi" - M. Proust
Laura Alberico
|
Era salita sul treno in una grigia mattina di novembre e le sembrava che tutto, nella giornata appena iniziata, dovesse svolgersi come gli altri giorni, forse di diverso c'era solo un numero sul calendario che spesso consultava sulla sua agenda.
Il posto, scelto frettolosamente, lontano dalla gente, di preferenza vicino al finestrino, le dava un senso di sicurezza e di protezione. Guardare dentro il vagone l'andirivieni dei viaggiatori la distraeva; quando poi si stancava distoglieva lo sguardo per guardare con attenzione il paesaggio che, come un nastro di colore pallido, correva accanto ai suoi pensieri, come per farle compagnia, senza fare domande.
Prese dalla borsa il libro per cercare di riempire il tempo che aveva ancora davanti a sé ma iniziando a leggere si accorse che la sua mente era troppo lontana e non riusciva a lasciarsi andare. Le parole scritte scivolavano distrattamente e senza ragione si spegnevano, sembravano fantasmi che aumentavano il senso di vuoto che la circondava e che riempiva ormai la sua vita da molto tempo.
Alla fermata di S. salirono alcuni passeggeri e tra questi una signora e una bambina che si accomodarono davanti a lei.
Un sole pallido cominciava a filtrare tra le nuvole e i colori della campagna acquistavano pian piano più consistenza; anche i suoi occhi sembravano risvegliarsi e prendere più vigore, assorbendo dalle cose che la circondavano una crescente vitalità e consapevolezza. La sua attenzione si rivolse alla bambina che aveva tra le mani una piccola bambola alla quale faceva ruotare in varie posizioni le braccia e le gambe; il viso triste, gli occhi pensosi le fecero venire in mente la sua infanzia, la solitudine e l'isolamento. Si rivolse di scatto verso il finestrino e dal paesaggio reale improvvisamente apparve una bambina dalla carnagione chiara, con i capelli raccolti da un fiocco bianco; era ferma come in una rigida posizione assunta in posa fotografica, le scarpe bianche e il grembiulino a quadretti la facevano assomigliare a una bambola d'altri tempi. Cercò di immaginare parole e nomi ma uno scatto improvviso del treno e il rumore stridulo della frenata interruppe i suoi pensieri. La bambina si alzò e dando la mano alla mamma si preparò per scendere dal treno.
Distrattamente guardò l'ora e pensò che quasi sicuramente il treno sarebbe arrivato in ritardo... Pazienza, quello che l'aspettava era più monotono e ripetitivo dei quotidiani viaggi verso il luogo di lavoro. Con un po' di buona volontà avrebbe riprovato a leggere! Prese il libro e cercò di raccogliere i suoi pensieri per seguire le parole scritte e lasciarsi così trascinare da altre situazioni. Doveva imparare ad abbandonare se stessa e a calarsi nella realtà di tutti i giorni. Le si chiedevano, nella pratica quotidiana, competenza, professionalità, equilibrio e consapevolezza nelle scelte...
Purtroppo anche questo tentativo andò a vuoto, irritata e scontenta chiuse energicamente il libro e guardò fuori dal finestrino. Il sole era uscito allo scoperto e si annunciava una tiepida giornata invernale.
Ancora una fermata e altri viaggiatori salirono metttendosi in fila nel corridoio per prendere posto. Si sedette davanti a lei una ragazza dai capelli biondi, i lineamenti erano gradevoli, la bocca ben delineata accompagnava uno sguardo aperto ma riflessivo, con sè portava uno zaino scolastico troppo pieno che ingombrava lo spazio già ristretto tra i sedili.
Il treno aveva sicuramente recuperato il ritardo perchè marciava adesso a una velocità sostenuta, ogni tanto il fischio stridulo interrompeva il cadenzato rumore sulle rotaie. Era bello guardare fuori. La luce, come nei quadri degli impressionisti, viveva di vita propria circondava le case, gli alberi e le colline in un caldo e generoso abbraccio. Dalle nuvole che si stavano allontanando all'orizzonte scorse una ragazza dai capelli biondi, il corpo longilineo e ben fatto dimostrava la sua precoce crescita di adolescente, lo sguardo fiducioso nascondeva a tratti incertezze e timori. Le sorrise come per incoraggiarla a parlare ma una brusca frenata del treno la riportò alla realtà. Girò lo sguardo e vide che la ragazza seduta davanti a lei si preparava a scendere sollevando a fatica lo zaino; la guardò accennando un timido saluto.
Mancava poco ormai all'arrivo e si preparò mentalmente a raccogliere i suoi pensieri, cercò di ricordare le sue giornate, le sue partenze e i suoi ritorni, i giorni sul calendario, le cose da fare, le lezioni da preparare, gli incontri da sostenere. Mancavano dieci minuti all'arrivo e ormai i vagoni erano quasi vuoti. Prese la borsa e si diresse alla toilette, non aveva necessità urgenti...voleva solo guardarsi allo specchio. Da una lastra di vetro corrosa e consumata dal tempo e dall'umidità guardò il suo viso. Da troppo tempo non curava più la sua persona, i capelli lunghi richiedevano più cura e la pelle del viso rivelava la sua età; gli occhi però sprigionavano ancora un guizzo di vitalità e di impazienza. Provò a sorridere a sè stessa e rimase così per qualche attimo senza fiato. Guardò l'orologio, era ora di scendere, di percorrere il viale alberato e di arrivare a scuola. Lì una folla di pensieri, di richieste e di voci avrebbe inghiottito il suo silenzio.
aprile 2011
in narrativa: |
|
dello stesso autore: |
|