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Ada Prizreni
Interprete e mediatrice culturale: Albania


La mia terra


Tirana




Traduzioni:

Voglia di libertà
uno scritto del 1991

di Ismail Kadarè


Delirium
Una lirica
di Mimoza Ahmeti

 
Voglia di libertà
 

di Ismail Kadarè
Traduzione:
Ada Prizreni

Sono al corrente dei vostri problemi, conosco la vostra povertà colossale, la crisi morale, la disperazione ed il rilassamento della volontà. Ci sono indubbiamente motivi per la delusione. Ma sono del parere che ci sono più motivi per accontentarsi e questo l'ho affermato in un altro intervento e desidero ripetere che il tempo anche se sembra un po' grigio lavora per gli albanesi. Il vento della democrazia soffia ovunque nel mondo. L'Europa Unita all'orizzonte, la punizione dei dittatori isterici. Tutto ciò vale anche per la nazione albanese ed è morte per tutti coloro che non amano questa nazione.

Per me è comprensibile e sacrosanta la vostra disperazione. Capisco il vuoto dopo la prima festa. E' doloroso il bilancio. Sono pesanti le perdite. Tanto gravi anche i malintesi, le coscienze tormentate, i drammi interni. Ma insisto di nuovo che non ci si deve adagiare. La metà del pianeta è passata attraverso questo calvario. E la metà della metà si trova ancora in esso. Mentre l'Albania finalmente si separa da quella vile flotta in mezzo a cui navigò per tantissimi anni. La Corea del nord. la Cina, Cuba ecc. Ciò veramente ci soddisfa. Possiamo dire che ha lasciato intanto indietro la Serbia e molto presto può lasciare la Bulgaria, la Romania. Spero che mi crediate, non intendevo fare alcuna morale patriottica. Non volevo ricordarvi i versi della canzone "Venite, venite, riunitevi qui / e non fuggite/ fuggite là" ma ricordarvi solo che in tempi difficili, quando nel mondo ci sono tempeste i popoli si radunano nelle loro case, come gli uomini. E sono tempi veramente difficili. 

Dovunque in Europa si vive una psicosi contro gli immigrati, specie contro gli immigrati provenienti dall'est. Vengono accolti come le orde mongole, ma gli albanesi non dovranno far parte di questi eserciti. L'Albania è tra i più bei paesi, tra i più ricchi, fa parte di quei paesi che si dice siano "sedotti dalla natura e dalla geografia". L'Europa è la sua casa ed anche se temporaneamente distaccati, ritorneranno in modo dignitoso poichè nella tua casa non entri come le orde, né da mendicante.

Con l'occasione voglio aggiungere che la nostra nostalgia per l'Europa non deve essere eccessiva. Essa è indubbiamente la madre, o meglio la nostra nonna continentale, e noi che abbiamo visto un altro continente sappiamo apprezzarlo ma non idealizzarlo. L'Europa non è tanto "dolorosa" né tanto saggia come si può pensare. Nella sua coscienza c'è lo spazio per i rimproveri e ciò in albanese significa "correzione". Come non bastassero le sue colpe passate, alcune delle quali tanto sono costate a noi albanesi, continua a sbagliare ancor' oggi. Pone un'esagerata attenzione nelle questioni del medio oriente, (Libano, Palestina, Iraq e l'ultimo suo Frankestein...) in altri termini alla parte sabbiosa e petrolifera della sua coscienza... quella parte della sua coscienza che si interessa dei profitti del petrolio, dunque quella materiale). Molte volte a scapito dei popoli della sua famiglia e innanzi tutto dei popoli balcanici verso i quali ha degli obblighi. La sua negligenza verso certi popoli, gli aiuti di miliardi di dollari che invece sparge dappertutto con criteri confusi, tutto ciò dimostra quanto prima ho detto. 

Dunque amando l'Europa, amandola come un amor tragico" come diceva Migjeni, (noto scrittore albanese degli anni trenta) non dimentichiamo di ricordare a questa vecchia nonna che noi siamo qui. E nei momenti di importanti cambiamenti sociali, come quelli che avvengono oggi, in Albania, questo complesso - "di colpa"?- viene in primo piano ed accompagna il periodo post dittatoriale, come fa il vento all'apparire dell'inverno. Dall'atteggiamento nei suoi confronti dipenderanno molte cose. 

In questo caso ci sono due possibili scelte per il paese; primo assumersi tutte le colpe del Periodo, cioè dividersi le colpe; secondo, effettuare un resoconto e fare i conti fino in fondo. 

La storia ci ha insegnato che la prima via è stata la più ragionevole. La seconda porta all'anarchia e ad una catena infinita di crimini. Va detto che l'assumersi la colpa comune non è una trovata amorale dettata da motivi patriottici. C'è una grande verità in essa.

Tutte le dittature e specie quelle moderne arrivano a "totalizzarla?" in un certo modo. In un libro che ho appena pubblicato in Francia, ho a lungo spiegato ciò. Vi ricordo che questa scelta l'ha fatta la FRancia nel 1945 quando De Gaulle chiuse con mano ferrea i conti col passato (si pensa ancora oggi, che se così non fosse successo, la metà dei francesi avrebbe imbracciato le armi contro l'altra metà). Lo stesso ha fatto la Germania ed ultimamente la Cecoslovacchia con Havel. 

Credo che gli albanesi saranno grado di scegliere cosa si deve fare, mettendo ancora una volta in rilievo la saggezza e la benignità del popolo da cui è nata madre Teresa di Calcutta, ciò è significato anche l'atto della rinuncia alla vendetta la scorsa primavera nel Kossovo. Gli albanesi credo hanno compreso questo messaggio, il cui significato è tanto polittico che moderno. Rispetto alla visione mondiale, va detto che generalmente gli albanesi non hanno niente da rimproverarsi come nazione, da nessuna specie di colpa, né debbono cadere nella disperazione. Quel che è successo era una tragedia di una parte del pianeta ed essa continua ancora oggi ad avere tali dimensioni. La povertà colossale dell'URSS. la rovina economica di alcuni paesi dell'est, la crisi morale che spinge i polacchi a dare i voti ad un ignoto avventuriero, ed altri fatti come questi danno …l'idea delle conseguenze della "peste". E quindi la disperazione degli albanesi dev'essere normale. Psicosi e tali frasi, come "qui tutto è finito" o "non si può fare niente" e "questo paese è già finito" sono figlie degli spiriti deboli, ma quando sullo sfondo vi è la minaccia dell'annientamento davanti al quale si trova oggi la nazione albanese, esse suonano imperdonabili. Ma quando parlo contro la disperazione con più forza debbo parlare contro "l'adulazione". Sappiamo dove ci ha portato "l'adulazione". Ed oggi, finché l'Albania si troverà così come si trova, nessuno avrà il diritto di vantarsi. "L'adulazione" è una malattia che si può ricreare. Penso che gli albanesi siano sufficientemente intelligenti per capire da quale direzione, da quale punto di partenza, con quali intenzioni, si fanno le osservazioni ed i suggerimenti. Sanno distinguere quando i suggerimenti vengono da coloro che li amano e da coloro che non li amano. Sanno anche distinguere quando le moralizzazioni arrivano da coloro che sono assettati di spettacolo. Chiedere spettacolo a scapito di un popolo è più che cinismo. Ciò è criminale. Penso che gli albanesi volteranno le spalle con disprezzo ai reazionari primitivi, di ogni colore essi siano, di destra o di sinistra, vecchi o giovani, che li incitano ai disordini ed al sangue. Gli albanesi volteranno le spalle alle signorine pseudo democratiche, che non sanno che cercare. Queste forze oscure in cui si mescolano e si uniscono gli anarchici, i provocatori, i revanscisti, i demagogici gli avventurieri e gli stupidi, malgrado le bandiere che sventolano, sono gli alleati della dittatura, coscientemente o no questi fanno il suo gioco. Sono convinto che gli albanesi seguiranno altra via ed altro stile. Cammineranno verso la democrazia, perché un popolo che conosce la tolleranza, che sa perdonare, dimostra di essere superiore, perdona soltanto il forte, il debole mai. E gli albanesi sempre hanno saputo perdonare, ed è questo il momento per dimostrare ancora una volta tale virtù. Per quanto concerne le bravate ed il coraggio che dimostrano gli pseudocoraggiosi di Tirana o gli preudocoraggiosi dai bar dell'Europa, gli albanesi non hanno di che preoccuparsi. 

Pubblicato su il "Quotidiano" di Lecce il 9/3/1991

Ada Prizreni
laureata in lingue e letteratura italiana a Tirana
è interprete e Mediatrice Culturale.
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