Con Portogallo e Spagna ultimi per sostegno maternità
ROMA - In Italia per famiglia e maternità si spende l'1,2% del prodotto interno lordo, uno dei livelli più bassi, insieme a Spagna e Portogallo, rispetto al resto d'Europa dove si spende
decisamente di più (2,1% nella Ue a 15 e 2,0% nella Ue a 27). La spesa per invalidità, vecchiaia e superstiti è invece la più elevata (17,1%) che negli altri Paesi: la media dei 15 è pari infatti
al 14% e quella dei 27 è del 13,7%. Non solo, ma la quota di spesa per queste voci è pari nel nostro Paese al 67,1% del totale prestazioni, contro il 54% della media dei 15 Paesi. Per quanto
riguarda poi la quota di spesa nell'ambito di tutte le prestazioni di protezione sociale, l'Italia tra i 27 Paesi europei precede solo la Polonia: nel nostro Paese la quota per la famiglia e la
maternità, nell'ambito della spesa per welfare, pesa il 4,7% (in Polonia il 4,5%). Ma la media complessiva dei Paesi europei è dell'8%. E' quanto risulta dall'ultima Relazione generale sulla
situazione economica del Paese pubblicata dal ministero dell'Economia, da cui risulta invece che
Ad affiancare questi dati arriva una ricerca dell'Ires Cgil sul "Capitale sociale degli anziani" da cui si evince che i nonni contribuiscono per l'1,2% del Pil alla ricchezza del Paese attraverso
attività d'aiuto informale, assistenza ai nipotini o volontariato. Il dato, pari a 18,3 miliardi l'anno, è stato elaborato sulla base di una serie di opzioni e di calcoli fondati su selezione di
dati ed elaborazioni sulle quantità di tempo erogato dagli anziani per gli aiuti informali e volontari e costi orari per prestazioni equivalenti. Ad esempio per la cura dei bambini, secondo la
ricerca, il contributo dei nonni - che sono quasi sette milioni, anche se non tutti si prendono cura dei nipoti - non si limita al valore intrinseco dell'attività ma è a sua volta generatore di
economie esterne positive, specie a favore delle donne e in generale a vantaggio delle famiglie italiane. Il valore economico di coccole e assistenza, può essere valutato per la ricerca in oltre
1,3 milioni di euro l'anno.
Diverso lo studio del ministero del Tesoro: il dato comparato tra i vari Paesi più aggiornato risale al 2007, anche se la relazione offre "un aggiornamento al 2009 dei soli dati relativi
all'Italia" dai quali emerge che lo scorso anno la spesa per la famiglia è salita all'1,4%. Non disponendo dei dati comparati non si sa se con quello 0,2% in più l'Italia ha scalato qualche posto
della classifica, dalla posizione di coda, ma è evidente che questo risultato resta ancora lontano dal 3,7% di spesa sul Pil registrato in Danimarca o dal 3% in Svezia. In ogni modo, pur escludendo
i Paesi scandinavi che hanno una tradizione di welfare di un certo peso, l'1,2-1,4% dell'Italia resta lontano anche dal 2,5% della Francia, per fare un esempio, o del 2,8% della Germania, dove in
ogni caso si spende il doppio per la famiglia rispetto al nostro Paese.
Per quanto riguarda invece la quota di spesa nell'ambito di tutte le prestazioni di protezione sociale, l'Italia tra i 27 Paesi europei precede solo la Polonia: nel nostro Paese, infatti, la quota
per la famiglia e la maternità, nell'ambito della spesa per welfare, pesa il 4,7% (in Polonia il 4,5%). Mentre la media complessiva dei Paesi europei è dell'8%. Se poi si guarda alle voci del
Bilancio dello Stato, e in particolare a quelle delle prestazioni di protezione sociale, emerge che nel 2009 la spesa pubblica per assegni familiari è scesa a 6,390 miliardi di euro dai 6,675 del
2008 (-4,3%). In calo anche la spesa per l'indennità di maternità, che è in un'unica voce di bilancio assieme all'indennità di malattia e per infortuni: la riduzione delle uscite è stata nel 2009
del 2,5% rispetto al 2008.
Riguardo alla malattia, l'Italia si colloca su un livello di spesa in rapporto al Pil (6,7%) inferiore alla media dei 15 (7,6%) e dei 27 (7,4%). Per le altre spese sociali, invece, il nostro paese
presenta percentuali meno elevate o in alcuni casi simili agli altri, tranne Malta e Polonia per famiglia e maternità, e Bulgaria, Polonia e Romania, nonché i tre paesi baltici per disoccupazione
(0,5% del Pil). Per quanto riguarda infatti la disoccupazione, la spesa dell'Italia è inferiore alla media dei 27 di 0,8 punti di Pil, così come quella per famiglia e maternità.
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