AUSCHWITZ-BIRKENAU
la lacerazione e la speranza
Francesco Paolo Catanzaro

Personaggi:
Prologo 1
Prologo 2
Prologo 3
Primo Operaio,
Secondo Operaio,
Attrice,
Attore,
Regista,
Donna Anziana


Prologo:

Ci sono persone che arrivano. Con gli occhi cercano tra la folla di chi aspetta quelli che li aspettano. Li abbracciano e dicono di essere stanchi del viaggio.
Ci sono persone che partono. Salutano coloro che non partono e baciano i bambini.
C’è una via per la gente che arriva e una per la gente che parte.
C’è un bar che si chiama “All’arrivo” e un altro il cui nome è “Alla partenza”
Ci sono persone che arrivano e persone che partono.

Ma c’è una stazione dove coloro che arrivano sono coloro che partono,
una stazione dove chi arriva non è mai arrivato,
da cui quelli che sono partiti non sono mai tornati
È la stazione più grande del mondo.

Arrivano a questa stazione, venendo da ogni dove.
Arrivano dopo giorni e notti
avendo attraversato interi paesi arrivano con i figli, anche i più piccoli, che non avrebbero dovuto prendere parte a questo viaggio.
Hanno portato i bambini perché non ci si separa da loro per quel viaggio.
Chi ne aveva ha portato oro, perché credeva che l’oro potesse essere utile. Tutti hanno portato la vita, ed era proprio la vita che bisognava portare con sé.

E quando arrivano
credono di essere arrivati
in un inferno
possibile. Ma si rifiutano di crederci.
Ignoravano che esistesse un treno per l’inferno ma dato che ci sono si armano di coraggio e si sentono pronti ad affrontarlo
con i figli, le mogli,i vecchi genitori
con i ricordi e le carte di famiglia.

Non sanno che a quella stazione non si arriva.

(Charlotte Delbo)


Parte Prima

SCENA PRIMA


(Primo Operaio, Secondo Operaio)

(Sulla scena, che si presenta come un palcoscenico in costruzione, 3 operai salgono dalla platea per la scenografia.
Uno di questi porta la locandina con su scritto: OGGI SI RAPPRESENTA UN DRAMMA.
)
L’operaio: (guardando il foglio) Mah, cosa vorrà dire mai questo titolo? Il regista mi ha detto di appenderlo bene in vista. E non ha voluto che figurasse né il suo nome né quello degli attori. Boh, questi artisti! Chi li capisce è bravo.
Altro operaio: È che non sanno che rappresentare. Tra una miriade di drammi quotidiani, non sanno più che rappresentare ai nostri giorni. Come se non fossero in grado…
Primo operaio: Comunque dicono che a giorni debutteranno. E vedrete che fischi! Un attore che non sa la parte, un regista che non sa che dirigere…Ne vedremo delle belle.
Altro operaio: Intanto aiutatemi a sistemare questo manifesto. L’importante è che si faccia il nostro lavoro, che la scena sia sistemata. Poi sarà un dramma del regista e degli attori. Ad ognuno il suo compito.
Secondo operaio: Lo vedo già l’attore che entra in scena e non sa che dire. Le risate! Ma qua succede una rivoluzione! E chi li tiene ? Che figuraccia, che fischi, che fiasco!
(Gli operai escono.)

SCENA SECONDA


(Attrice, Attore, Regista, Donna Anziana)
(Entra il regista , un attore ed un’attrice.)

Attrice: Io ve lo dico subito: qua questa recita non si può realizzare. Come faccio a recitare se non ho la parte? Siamo forse ritornati ai tempi della commedia dell’arte? Io sono un’attrice pro-fes-sio-ni-sta!
Attore: Effettivamente l’illustre collega ha ragione, con tutto il rispetto per la sua persona. Come possiamo inscenare un DRAMMA se non abbiamo assegnata una parte? In fin dei conti siamo attori e non autori!|
Regista: (arrabbiato) Basta, ho capito! Non si può però essere sempre così apprensivi! La responsabilità è sì dell’attore ma anche l’autore non se la scampa se non ha nulla da dire e pretende una rappresentazione. Ed il regista che fa? deve accontentare tutti e due senza batter ciglio.
Ecco qui (e posa su un tavolino un copione. I due attori guardano incuriositi).
Attrice: E va bè, il solito Pirandello… Ma si può fare che in tutto il Novecento si rappresenti il Pirandello in ogni teatro?
Attore: (rassegnato) Il solito Pirandello…(e guardando bene) Ma questo è il “6 personaggi in cerca di autore”! Con il dramma del Padre, della Figlia, e di tutti gli altri…
Attrice: E questo sì, è un dramma ma è specchio della società passata, ormai sepolta e risepolta…
Regista: Dunque voi mi state dicendo che sarebbe più conveniente per non disturbare la vostra sensibilità di volere desacralizzare Pirandello e rappresentare un dramma del nostro tempo, anche se di autore non conosciuto! Dunque per dare mordente ed una valenza psicodrammatica della nostra contemporaneità.

Donna Anziana: (Dalla platea, con una valigia in mano ed un fazzoletto che le copre il capo) Scusate, maestro, se vi interrompo nell’atto della vostra filosofica riflessione, ma…perdonate di nuovo…avete per caso visto mio marito? Un uomo buono, non più giovane, ma ancora bello? Era qui, mio marito… sapete dov’è mio marito?
(Il regista e gli attori cercano.)
Regista- Ma chi è suo marito?
Donna Anziana: Mio marito…mio marito…
Attore: Suvvia, donna, qui abbiamo da lavorare, qui si crea l’arte. E stasera si va in scena.
Donna Anziana: Ma io vi chiedo perdono, non volevo disturbare…Non volevo rompere quell’equilibrio che è la follia dell’arte… Ma anch’io sono vittima della follia umana…E se vi capita di vedere mio marito, ditegli, per favore, che sono qui che l’aspetto, qui… alla stazione. E non abbia a darsi pensiero. Ho chiuso bene la nostra casa ed il gas .I tedeschi non riusciranno ad entrare. Per favore ditemi dov’è mio marito. Se lo vedete, ditegli che lo aspetto...lo aspetto…lo aspetto.
Attrice: Ma chi è quella donna, da dove spunta quella donna…
Attore: Una donna come milioni di donne …una donna a cui hanno strappato il cuore
Regista: Ecco il Dramma, ecco il Dolore. E noi tanto abbagliati cercavamo altrove. Ecco la lacerazione del tempo. Lo squarcio dell’umanità. Il parto della follia .

(Intervento del balletto su musica di Sollima.)

Parte Seconda


Prologo II:

Questo è l’inferno.
Oggi , ai nostri giorni, l’inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e noi stanchi di stare in piedi, e c’è un rubinetto che gocciola e l’acqua non si può bere, e noi aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede niente e continua a non succeder niente.
Come pensare?
Non si può più pensare, è come essere già morti
Qualcuno si siede per terra. Il tempo passa goccia a goccia.

Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenze bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine “Campo di concentramento”, e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo.
(Primo Levi - Se questo è un uomo)

(Avanza in silenzio un gruppo di uomini e donne. Alcuni hanno una valigia, altri bambini in braccio. Nessuno parla per la rassegnazione. Alcuni soldati controllano il gruppo e ordinano di andare sempre avanti. Una donna cade.)

(Soldato,Donna, Uomo, Regista, Capitano)

Soldato: Avanti, donna, non c’è tempo per riposare, avanti alzati…
(La donna,non riesce ad alzarsi. E viene aiutata dalle altre compagne.)
Soldato: Avanti non possiamo fermarci, altrimenti abbiamo l’ordine di eliminarti.
(La donna scoppia a piangere.)
Donna: Perché, perché, cosa abbiamo fatto? Non possiamo accettare la vostra arroganza!
Soldato: Accettare? La vostra sorte vi ha condannato alla deportazione, alla attuazione di quella soluzione finale che porterà l’arianesimo a dominare il mondo, a far trionfare la nostra razza pura, come Hitler ci sta incitando a fare.
Donna: (come allucinata, alza la mano in cielo e grida) I miei figli, i miei figli, che fine hanno fatto i miei figli, ridateli alla madre, ridateli ad una povera madre, che un giorno non possa rivederli come carne da macello, polverizzati dalle fiamme sacrileghe dell’odio tra popoli.

(Entra il Regista con l’Attore, indaffarati a preparare la rappresentazione.)

Regista: Avanti, allora tutto è pronto (ed accorgendosi della folla sul palcoscenico si arrabbia) Ma no, già sono arrivate le comparse e così vestite male, non hanno seguito i consigli della costumista (e chiama) Carla, dove sei, che cosa hai combinato?.

(Dalla platea un uomo vestito con giacca e cravatta interrompe)
Uomo: E no, cari signori, e no, caro illustrissimo regista, non può chiamare comparse chi è stato martoriato, chi è diventato olocausto della malvagità umana. Come possiamo rappresentare un dolore così immenso fatto di sangue, distacco, violenza, accecamento politico, aberrazione razionale, irrazionale bestialità?

(Una donna entra in scena da un altro lato)
Donna: No, come si è potuto accettare tutto questo? Come legittimare di strappare i figli alle madri, le mogli ai mariti, di strappare le radici dalla terra?
Uomo: Accecati dal regime, dal Reich spazzatutto, ci si è illusi, ci si è fatti illudere che tutto questo fosse giusto. Campi di sterminio, forni crematori, gas asfissianti, e fosse comuni, cadaveri pietrificati.
Donna: Tutto secondo un copione di morte, che aveva annebbiato la ragione. Credere che una razza potesse primeggiare nel mondo e che le altre fossero serve o avessero l’unico destino dell’annientamento.
Uomo: I morti gravano sulle nostre teste, sulle teste di quei padri che hanno contribuito allo sterminio. Volevate rappresentare un dramma? Eccolo, il più orribile mai commesso…Che Dio abbia pietà di loro.

(Di corsa arriva un drappello di soldati)

Soldati: Avanti, di corsa, avanti… Tutti gli ebrei da un lato
Regista: Perché ancora questo accanimento?
Capitano: Abbiamo gli ordini di non lasciare scappare nessuno…
Regista: E tutti questi uomini? Che fine faranno?
Capitano: (ridendo beffardamente) Uomini? Ebrei, dirai. Dovranno espiare le loro colpe. È il Furher che ce lo comanda. Un giorno vedremo il mondo ordinato da una stirpe pura. E non ci saranno razze inferiori. Quelle restanti saranno serve del reich, gli ariani comanderanno il mondo.
Avanti, di corsa, di corsa o la pagherete.

(Escono tutti di corsa. Rimane sulla scena solo la donna caduta a terra.)

Donna: Riprendono la marcia, riprendono la via per la morte. La nostra speranza è la poesia delle nostre note, la poesia delle onde del cuore, lo straziante dolore della nostra speranza.

(Sulla scena una ballerina ballerà sulla musica de Schinder’List.)

Parte Terza


Prologo:

Sabato, 12, febbraio 1944
Cara Kitty,
c’è un bel sole, il cielo è sereno, spira un vento delizioso, e io ho desiderio… di tutto. Desiderio di chiacchierare, di libertà, di amici, di esser sola. Desiderio…di piangere! Mi sembra di dover scoppiare, e so che se piangessi starei meglio; ma non posso. Sono inquieta, vado da una camera all’altra, respiro l’aria dalla fessura di una finestra chiusa, sento che il mio cuore batte, come se dicesse: “Soddisfa finalmente i miei desideri!”
Credo di sentire in me il risveglio della primavera, lo sento in tutto il mio corpo e nella mia anima. Debbo farmi forza per comportarmi normalmente, sono del tutto smarrita, non so che cosa leggere, che cosa scrivere, che cosa fare; so solamente che ho tanti desideri…!

È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde ed inattuabili. Le conservo ancora, non stante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte , della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno forse ancora attuabili.

La tua Anna Frank


SCENA TERZA


(Ragazza 1, Ragazza 2)

Ragazza 1: Oggi non c’ più luna nel cielo. Né stella che possa ricordare la tragedia. Sterminio di 6 milioni di ebrei, zingari, invalidi, donne, bambini, testimonianze di una deformazione della razza, annullate per far trionfare il mito della razza pura.
Ragazza 2: Vedi là, quanti barbari? Eppure non siamo più nel 900, siamo oltre il Duemila.
Ragazza 1: Sì, sono i barbari dell’oppressione umana, i deportatori della vita, gli annientatori degli uomini.
Ragazza 2: E non fu che delirio, di un popolo che sembrava voler sottomettere il mondo al progetto di una razza arrogante e vigliacca, sotto il controllo di un Furher, di un Eichmann, bieco realizzatore del progetto di sterminio.
Ragazza1: Ai forni, sono stati cancellati ai forni senza dare loro una speranza. E i plotoni del cielo hanno acconsentito a tale carneficina a tale violenza dell’uomo contro il suo simile.
Ragazza 2: A noi ragazzi, in ogni posto del mondo, a noi alunni, studiosi della storia passata, non resta che portare la testimonianza di tale dramma per non soccombere al tempo. Solo così, facendo testimonianza, risollevando la polvere che annulla, potremo non permettere la realizzazione di tale farneticazione anche ai nostri giorni, dove esistono pulizie etniche, e lotte tribali. A noi il compito di non far fare alle nuove generazioni gli stessi errori dei padri Solo così la nostra anima potrà riposare assieme a quella delle tante vittime del passato ed odierne e potremo dirci liberi di pensare, di fare, di amare su questo mondo che ci appartiene.

(Colonna sonora tratta da “La Vita è bella”)


catanpaolo@katamail.com

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