IL PICCOLO PRINCIPE

gli alunni della scuola media di Tremestieri Etneo-CT

Personaggi
Il Piccolo Principe
L'Aviatore
La Nuvola
I Vulcani
La Rosa
Il Vanitoso
Il Re
L'Ubriacone
L'Uomo d'affari
Il Lampionaio
Il Geografo
La Rosa di Terra
La Volpe
... e tanti ballerini


NARRATORE: Il Piccolo Principe è un capolavoro della letteratura per l'infanzia che ha tante cose da dire non solo ai bambini, ma anche ai grandi.
I protagonisti sino: un pilota, sperdutosi per l'avaria del motore del suop aereo in un deserto, e un bambino, proveniente da un luogo sconosciuto. Il bimbo è principe di un pianeta molto piccolo, sperduto nell'universo dove vive in compagnia di una rosa e di tre vulcani spenti. Malinconico e desideroso di incontrare amici, il piccolo lascia un giorno la sua stella e girovaga per l'universo alla ricerca di qualcuno che lo possa far sentire meno solo; resta, però, molto deluso, perché si rende conto che non è facile incontrare negli altri i requisiti di un vero amico. Solo l'arrivo sulla Terra gli dà l'occasione di incontrare ciò che lui da tempo sta cercando, senza sapere di averlo già incontrato nel suo minuscolo mondo.

Prima Scena


(Balletto delle nuvole.
Alla fine del balletto, esce dalle nuvole l'aviatore che cade a terra
)

Aviatore: Che confusione! Lo sapevo che andava a finire così! Il mio povero apparecchio in mille pezzi (cerca a tentoni il suo primo disegno). Ma dov'è, dov'è? Ah, lì! Ti ho trovato e, per fortuna, tutto intero. Che paura ho avuto! Questo è il mio portafortuna.
Nuvola: Non mi pare che ti abbia portato molta fortuna, ha fatto cadere l'aereo!
Aviatore: Ma una volta può capitare! Non mi distrarre … stavo dicendo … Ah, sì! Questo è il mio primo disegno, che ho fatto a sei anni e porto sempre con me per ricordarmi che anche io sono stato bambino (lo mostra al pubblico e si rivolge ad un adulto). Secondo lei, cos'è?
Adulto: Un cappello!
Aviatore: Ho capito, lei è un vero adulto. (si rivolge ad un altro) che cos'è?
Adulto: Un cappello … un animale …
Aviatore: Forse c'è ancora un bambino dentro di lei. Ache allora, a sei anni, quando feci la stessa domanda, mi risposero:un cappello. Dovetti fare un secondo disegno per spiegare che non è un cappello, ma un elefante dentro un boa. Ecco (mostra un secondo disegno che si trova nella parte posteriore del foglio). Purtroppo i grandi non capiscono e bisogna spiegare loro tutto. Comunque, questo fu l'ultimo disegno che eseguii, perché mi dissero: "Lascia stare gli elefanti e studia la storia, la geografia …" In effetti la geografia mi è stata molto utile, dato che ho scelto di fare l'aviatore. (con gli attrezzi cerca di riparare l'aereo; si guarda attorno) Sono solo, come un marinaio, naufragato in mezzo all'oceano.

NARRATORE: Anche in mezzo agli uomini si era sentito solo: nessuno lo aveva capito, ma ora … una voce lo destò.

P.Principe: Per favore, mi disegni una pecora?
Aviatore: (si gira intorno, ma non vede nessuno) Ma, chi ha parlato? Io non vedo nessuno, forse sto sognando. (si sente di nuovo la voce e stavolta compare il Piccolo Principe)
P.Principe: Per favore, mi disegni una pecora?
Aviatore: Ma io non so disegnare; so solamente fare questo (gli mostra il disegno con il cappello)
P.Principe: Ti ho detto che non voglio un elefante dentro un boa, ma una pecora.
Aviatore: (tra sé) Questa sì che è una persona con cui si può parlare. (finge di disegnare una casetta, la fa vedere al pubblico e poi al P.P.) Questa è soltanto la sua casetta; la pecora che volevi sta dentro.
P.Principe: (sorridente e felice) Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà mangiare una grande quantità di erba?
Aviatore: Perched lo vuoi sapere?
P.Principe: Perched dove vivo io è tutto molto piccolo.
Aviatore: E tu dove vivi?
(Il P.P. non gli dà ascolto e guarda l'aereo)
P.Principe: Che cos'è questa cosa?
Aviatore: Io gli chiedo una cosa e lui risponde in un altro modo. È proprio strano! (irritato) Non è una cosa, èun aeroplano, il mio aeroplano.
P.Principe: Come? Sei caduto dal cielo?
Aviatore: Sì!
P.Principe: Ah, questa è buffa. Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?
Aviatore: Tu vieni allora da un altro pianeta?
P.Principe: (dopo un lungo silenzio) Quello che c'è di buono è che la casetta che mi hai dato le servirà da casa per la notte.
Aviatore: Ma dove la devi portare?
P.Principe: Ed è anche così piccola che potrà stare sul mio pianeta. Devi sapere che il mio pianeta è così piccolo che ci sono solo quattro vulcani, due attivi e due spenti ai quali ogni mattina pulisco la bocca per non avere sorprese, e non c'è nient'altro.
Aviatore: Mentre racconti cercherò di aggiustare il mio aereo. Intanto liberiamoci delle nuvole, poi ti racconterò la mia storia.
P.Principe: Prova ad immaginare il mio pianeta.

Seconda Scena


(Balletto dei vulcani.
Discussione tra i vulcani che si portano al centro della scena, mentre il P.Principe si trova di lato e pulisce la bocca dei vulcani
)
P.Principe: Ho finito il mio lavoro quotidiano, non mi resta che aspettare che il sole tramonti, mi piacciono tanto i tramonti, mi fanno compagnia, mi sento tanto solo e tanto annoiato.
(I due vulcani attivi ridono tra di loro)
1 Vulcano Attivo: Ma guardali! (indica i vulcani spenti)
2 Vulcano Attivo: Fanno proprio ridere!
1 Vulcano Spento: Ma ce l'hanno con noi?
2 Vulcano Spento: Cosa avete da ridere tanto?
1 Vulcano Attivo: Sembrate due cani spelacchiati.
2 Vulcano Attivo: A forza di farvi togliere le croste, vi è rimasto solo lo scheletro.
1 Vulcano Spento: A voi si può dire cani, con quella bava sempre alla bocca.
2 Vulcano Spento: Non solo cani, ma anche maleducati: eruttano sempre.
(si sente una musica e alle spalle del P.Principe entra un fiore, si accoccola, si sente una musica, danza. A poco a poco il fiore si sveglia, aggiusta i suoi petali e sbadiglia)
Fiore: Ah, ti chiedo scusa, mi sto svegliando ora e sono tutta spettinata.
P.Principe: Come sei bella!
Fiore: (pavoneggiandosi) Eh, sì! Sono nata insieme al sole. Io sono l'unica della mia specie in tutto l'universo. A proposito, penso che sia l'ora del caffè e latte. Vorresti pensare a me?
P.Principe: Subito! (cerca l'annaffiatoio e, mentre l'annaffia, si punge) Ahi!! A cosa ti servono queste spine?
Fiore: A difendermi dalle tigri.
P.Principe: Ma sul mio pianeta non ci sono tigri!
Fiore: Ma ci sono le correnti d'aria! Non avresti un paravento?
P.Principe: Correnti d'aria?
Fiore: Certo! Quì fa freddo. Tu potresti ogni sera prendert cura di me, coprirmi con una campana di vetro per ripararmi … Da dove vengo io … (tossisce) allora? Questo paravento?
P.Principe: Vado a cercarlo (tra sé) Questo fiore è un po' troppo pretenzioso! E dire che mi piaceva tanto; e poi mi pare anche bugiardo. Come può sapere da dove viene se prima era un seme?
(musica)
P.Principe: Ho solo questo per coprirti (mostra un foglio)
Fiore: (sdegnata) Mai! Come hai potuto pensare di riparare me, il più bel fiore, l'unica rosa dell'universo con un foglio di chissà quale infima provenienza (piagnucola) La verità è che tu pensi sempre a quei vulcani e non fai altro che lustrarli e lustrarli, finché un giorno si disintegreranno.
1 Vulcano: Tocco ferro!
2 Vulcano: Faccio corna!
1 Vulcano: Ma guardala la signora! Chi si crede di essere? È nata appena ieri e già detta legge.
2 Vulcano: Noi sì che siamo importanti, siamo vecchi di millenni e millenni, no tu!
Fiore: Nanerottolo!
P.Principe: Per favore, state zitti. Sono stanco, ieri ho girato tutto il pianeta per trovare un paravento e poi per che cosa? (rivolto al fiore) Scusami, non pensavo di offenderti. Tu mi sei tanto cara, ti prometto che cercherò ancora.
Fiore: Sei proprio un tesoro, non ne potevo dubitare, ma mi hai portato la colazione?
P.Principe: Certo! (annaffia la rosa) Ne vuoi ancora?
Fiore: Va bene così, altrimenti la linea …
P.Principe: Tu in qualunque modo sarai sempre la più bella.
Fiore: Ecco! Neanche ti accorgi che stamane sono sporca! Non mi guardi!
P.Principe: Sporca? Ma di che?
Fiore: Di sabbia. Ieri c'è stato molto vento. Sento un prurito …
P.Principe: Ma il vento di ieri non ha portato sabbia.
Fiore: Era quella dei tuoi vulcani!
Vulcani: (uno dopo l'altro) Noi veniamo puliti ogni mattina. È una bugiarda!
Lo fa per mettersi in mostra!
"Io sono la più bella… io sono l'unica… non è pronto da mangiare?…"
"Puliscimi … spolverami …"
Fiore: (tossisce) Mi è andato un granello di sabbia nell'occhio, ti prego.
P.Principe: Subito, ci penso io. È tardi. Ora riposa, ci vedremo domani. (mentre va via, tra sé) Forse i vulcani hanno ragione, questo fiore non si occupa che di se stesso. Non è l'amico adatto a me. Andrò a cercare altrove.
(Musica.
Buio e luce sul palco. È passato un giorno. La rosa si sveglia ed il P.Principe le si avvicina
)
P.Principe: Addio, piccolo fiore. Parto. (Il fiore non risponde) Addio!
Fiore: Scusami, sono stata una sciocca. Io ti voglio bene, ma non te l'ho fatto capire. Ho pensato solamente a mettermi in mostra ed a farmi preziosa. Ache tu, però, non hai capito, ti sei fermato solo alle parole.
P.Principe: (con un paravento in mano) Tieni il paravento, prenderai freddo.
Fiore: Non lo voglio più, altrimenti quale farfalla verrà a farmi visita? Tu sarai lontano.
P.Principe: Ma le bestie ti potrebbero dare fastidio
Fiore: Ho le mie spine.
P.Principe: (indugia) Ma …
Fiore: Vai, che aspetti? Hai deciso di partire e allora vattene.
(Entrambi si allontanano da lati opposti. Musica)

Terza Scena


(primo pianeta)

NARRATORE: Così il Piccolo Principe intraprende un lungo viaggio per l'universo, lasciando il piccolo fiore che aveva amato, ma da cui non si era sentito amato, alla ricerca di un vero amico.
Il primo pianeta da lui visitato era abitato da un re.
Re: Oh, finalmente un suddito!
P.Principe: Ma come fate, sire, a capire che io sono un suddito, se non mi avete mai visto prima?
Re: Tutti gli uomini sono sudditi e, quindi, devono obbedire. (Il P.Principe sbadiglia) È contro l'etichetta sbadigliare!
P.Principe: Ma io vengo da lontano, ho viaggiato tanto e sono stanco.
Re: E allora ti ordino di sbadigliare!
P.Principe: Ma ora non mi viene!
Re: Ed allora ti ordino di sbadigliare quando ti verrà. O sono un re ragionevole e do ordini giusti. Per esempio, se ordino ad un ingegnere di volare e lui non lo fa, di chi è la colpa?
P.Principe: Vostra, Maestà!
Re: Giusto! E, quindi, bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare.
P.Principe: A me piacciono tanto i tramonti. Per piacere, ordinate al Sole di tramontare.
Re: Bene! Avrai il tuo tramonto, ma, siccome sono un re ragionevole, devo aspettare le condizioni favorevoli.
P.Principe: E quando saranno?
Re: Verso le sette di stasera.
P.Principe: Ma accade sempre così! (deluso e annoiato) Questo pianeta è piccolo come il mio e non c'è nessuno oltre a voi, quindi è meglio che vada.
Re: Ti prego, resta. Ti farò Ministro.
P.Principe: Di che cosa?
Re: Di giustizia!
P.Principe: Ma se non ci sono altri sudditi, che dovrò giudicare? Io, invece, vi consiglio di ordinarmi di parire immediatamente.
Re: E va bene. Parti!

NARRATORE: Il P.Principe capì che quell'uomo che dava solo ordini non poteva essere suo amico.
Musica.
Il secondo pianeta era abitato da un uomo vanitoso.)

(secondo pianeta)

Vanitoso: Ah… ah… ecco la visita di un ammiratore!
P.Principe: Buon giorno! (lo guarda e ride) Avete un buffo cappello!
Vanitoso: È per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da questa parte (rattristato) Batti le mani l'una contro l'altra!
(Il P.Principe batte le mani, il vanitoso saluta con il cappello)
P.Principe: È più divertente della visita al re. (ricomincia a battere le mani e il vanitoso continua a salutare con il cappello. La scena si ripete per tre volte) Che cosa bisogna fare per fare cadere il cappello?
NARRATORE: Il Vanitoso non lo ascoltò. I Vanitosi sentono solo le lodi!
Vanitoso: (continuando a salutare con il cappello) Mi ammiri molto?
P.Principe: Cosa significa ammirare?
Vanitoso: Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta.
P.Principe: Ma tu sei solo su questo pianeta!
Vanitoso: Fammi questo piacere, ammirami lo stesso!
P.Principe: Ti ammiro, ma tu che te ne fai della mia mmirazione? (tra sé, andando via) I grandi sono decisamente molto bizzari!
NARRATORE: Neanche quell'uomo poteva amare, perché amava soltanto se stesso.

Quarta Scena


(terzo pianeta)

P.Principe: Che corsa! Certo che questi grandi sono ben strani. Chissà chi incontrerò qui?
(Entrano due ubriaconi, cantando e bevendo)
Primo Ubriacone: Lo sai che cosa mi è successo ieri?
Secondo Ubriacone: Ieri quando?
Primo Ubriacone: Ieri mattina
Secondo Ubriacone: Ma ieri che giorno era?
Primo Ubriacone: Lunedì.
Secondo Ubriacone: E oggi che giorno è?
Primo Ubriacone: Il giorno dopo lunedì.
Secondo Ubriacone: E allora?
Primo Ubriacone: E allora ero al mercato.
Secondo Ubriacone: A che ora?
Primo Ubriacone: Verso le 11. Vedo una bancarella con una montagna di scarpe. Me ne piace una, ma non trovo la compagna.
Secondo Ubriacone: E dove era fuggita? (piange)
Primo Ubriacone: Non piangere, l' ho trovata. Era sotto …
Secondo Ubriacone: E con chi? Lo dicevo io che era una … (Beve)
Primo Ubriacone: Stai tranquillo, si sono rappacificati e così le ho mostrate al venditore ed ho chiesto il prezzo; 40.000 lire mi ha risposto. Gli ho detto se mi poteva levare qualcosa e lo sai che mi ha risposto?
Secondo Ubriacone: NO!
Primo Ubriacone: Mi ha detto: "ci putizzi livari i lazzi"
Secondo Ubriacone: E comu ti mittevi senza lazzi?
Primo Ubriacone: È quello che ho risposto anch'io. (Intanto si avvicina al P.Principe) Buongiorno, buongiorno, buongiorno. Ma quanti siete?
P.Principe: Ma sono solo io! (Il Primo Ubriacone cade a terra e il P.Principe lo aiuta a sollevarsi) Ma che ti è successo?
Primo Ubriacone: Il tuo naso si è allungato tanto a furia di dire bugie che, urtandomi, mi hai fatto cadere.
P.Principe: Ritiro subito il mio naso e ti presento il mio fratello gemello e l'altro e l'altro ancora ed ancora. Mia madre ha avuto un parto plurimo.
Primo Ubriacone: Mi dispiace per tua madre, ma sono contento per me, così potremo bere allegramente in compagnia. Da soli ci viene malimconia.
P.Principe: Ma perché bebvete?
Secondo Ubriacone: Beviamo per dimenticare.
P.Principe: Che cosa?
Primo Ubriacone: Che abbiamo vergogna di bere.
P.Principe: (tra sé) Ho proprio sbagliato pianeta. Ritenterò la fortuna altrove.
(Musica)

Quinta Scena


(quarto pianeta)

NARRATORE: Il quarto pianeta era abitato da un uomo d'affari. Era così occupato che non si accorse dell'arrivo del P.Principe.
Uomo: 4…6…8…30… 500.000
P.Principe: Buon giorno!
Uomo: (senza alzare la testa) Uhmm! Buon giorno! 48+4=52 e 2.000.000 !
P.Principe: Due milioni di che?
Uomo: È la terza volta, in cinquanta anni che abito in questo pianeta, che vengo disturbato. La prima volta quando cadde un meteorite, la seconda volta quando mi vennero i reumatismi. Sai, sto sempre seduto per i calcoli. Io sono un uomo d'affari. Ora, la terza volta, arrivi tu. Dove ero arrivato?
P.Principe: Due milioni di che?
Uomo: Uffa!, non mi scocciare! Io sono un uomo serio! 25 milioni e 500 mila.
P.Principe: Ma di che?
Uomo: Ma sei cieco? Di quelle cose che brillano e che fanno sognare. Io sono un uomo serio.
P.Principe: Di stelle?
Uomo: Sì, di stelle! 1…2…3…4…
(Balletto delle stelle)
P.Principe: Belle quelle stelle, ma che te ne fai?
Uomo: Le amministro, le conto, le riconto, scrivo il loro numero su un pezzo di carta e le deposito in banca, quindi le possiedo.
P.Principe: Le possiedi? Uhm…, io nel mio pianeta ho quattro vulcani che spazzo ogni giorno ed una rosa di una specie unica al mondo che annaffio ogni sera. È utile ai miei vulcani e alla mia rosa che io li possiedo, ma tu non sei utile alle tue stelle.
Uomo: (rimane a bocca aperta) Mah…, io non capisco.
P.Principe: (andando via) Certo che questi adulti sono bizzarri, passano la vita a possedere le cose e non se ne occupano.
Uomo: Uno…due…
NARRATORE: Il P.Principe aveva capito che neanche quella era la persona che andava cercando; era troppo occupata e non avrebbe avuto tempo da dedicargli.
Così arrivò sul quinto pianeta. Il quinto pianeta era molto strano: vi era un lampione e un uomo che lo accendeva e lo spegneva.

(quinto pianeta)

P.Principe: (si guarda intorno) In questi pianeta non ci sono case, non ci sono abitanti; a che cosa serve un lampionaio? (lo guarda) Però il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione è come se facesse nascere un fiore o una stella, quando lo spegne è come se addormentasse il fiore o la stella. È una bellissima occupazione. Buongiorno, perché spegni il tuo lampione?
Lampionaio: È la consegna (il lampionaio accende e spegne il lampione)
P.Principe: Perched lo riaccendi?
Lampionaio: È la consegna.
P.Principe: Non capisco.
Lampionaio: La consegna è la consegna. Faccio un mestiere terribile, non ho un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto.
P.Principe: È divertente. I giorni da te durano un minuto?
Lampionaio: Non è affatto divertente, lo sai che stiamo parlando da un mese? Buonasera. Ciò che desidero nella vita è dormire.
P.Principe: Non hai fortuna.
Lampionaio: Non ho fortuna, buongiorno!
P.Principe: È il solo che non mi sembra ridicolo, forse perché si occupa di altro e non di se stesso. È il solo di cui potrei essere amico, ma il suo pianeta è troppo piccolo, non c'è posto per due.
NARRATORE: Il P.Principe sentì improvvisamente di amare quel lampionaio serio che era così fedele alla sua consegna.

Sesta Scena


(sesto pianeta)

NARRATORE: Il sesto pianeta era dieci volte più grande degli altri ed era abitato da un vecchio signore che scriveva enormi libri.
(geografo con mappamondo, libro e penna)
P.Principe: Dove mi trovo?
Geografo: Oh! Ecco un esploratore!
P.Principe: Chi, io? Ma voi chi siete?
Geografo: Io sono un geografo.
P.Principe: E che cosa è un geografo?
Geografo: È un sapiente che sa dove si trovano i mari, gli oceani, le montagne …
P.Principe: Questi sì che è un vero mestiere! E quanto è grande il vostro pianeta? Quante montagne ci sono?
Geografo: Non lo so. Io scrivo quello che gli esploratori mi vengono a raccontare, ma devo stare attento, perché se l'esploratore, per esempio, è un ubriacone porterebbe una catastrofe nei libri di geografia.
P.Principe: E perché?
Geografo: Perché vede doppio e, quindi, invece di una montagna me ne farebbe annotare due.
P.Principe: Ne so qualcosa!
Geografo: Ma tu, dimmi, da dove vieni? Descrivi il tuo pianeta.
P.Principe: Non è molto interessante. È talmente piccolo!
Geografo: Lascia giudicare me.
P.Principe: Ho soltanto quattro vulcani, due attivi e due spenti. (il geografo annota) Ah, c'è anche una rosa.
Geografo: Non si annotano i fiori.
P.Principe: Perché? Sono la cosa più bella !
Geografo: Perché i fiori sono effimeri.
P.Principe: Cosa vuol dire effimero?
Geografo: Vedi, è raro che una montagna cambi di posto o un oceano si prosciughi, ma un fiore è destinato a scomparire in un tempo breve.
P.Principe: Ed allora la mia rosa è destinata a scomparire presto?
Geografo: Certo!
P.Principe: Oh, povero me! Non ha che quattro spine per difendersi dal mondo ed io l'ho lasciata sola. (silenzio) Che cosa mi consigliate di andare a visitare?
Geografo: Il pianeta Terra ha una buona reputazione.
NARRATORE: Il P.Principe andò via anche da lì. Poteva quell'uomo che non apprezzava le piccole cose essergli amico?

Settima Scena


(sulla Terra)

P.Principe: Ma sono proprio sulla Terra? Mi hanno detto che è molto popolata, eppure non vedo nessuno.
(balletto delle rose e dei bruchi)
P.Principe: Finalmente qualcuno! Ma voi siete dei fiori, e belli anche. Ma gli uomini dove sono?
Rosa: Gli uomini? Ne ho visti passare, ma, sai, loro non hanno radici e non si sa dove trovarli.
P.Principe: Ma io mi sento solo!
Rosa: Si è soli anche con gli uomini!
P.Principe: Che stranezze! (si avvicina) Ora che vi guardo più da vicino, vedo che siete uguali alle mie rose.
Rosa: Ce ne sono tante come noi sulla Terra.
P.Principe: Com'è possibile! Mi aveva detto che era la sola della sua specie in tutto l'universo. Se sapesse della vostra esistenza, si metterebbe a tossire e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo. Misero me! Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi rosa. Sono proprio un povero e piccolo principe (piange).
NARRATORE: Era deluso e triste. Sentiva di essere stato preso in giro da quel piccolo fiore che aveva lasciato sul suo pianeta.

Ottava Scena


(appare una volpe)
Volpe: Buongiorno!
P.Principe: Buongiorno! Come sei carino! Chi sei?
Volpe: Sono una volpe.
P.Principe: Vieni a giocare con me? Sono così trriste!
Volpe: Non posso giocare con te, non sono addomesticata.
P.Principe: Ah! (pausa) Ma cosa vuol dire addomesticare?
Volpe: Non sei di queste parti, vero? Che cosa cerchi?
P.Principe: Cerco gli uomini.
Volpe: Gli uomini hanno dei fucili e cacciano. Allevano anche galline. Tu cerchi delle galline?
P.Principe: No, cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?
Volpe: È una cosa da molto tempo dimenticata. Vuol dire creare dei legami.
P.Principe: Creare dei legami?
Volpe: Certo. Tu sei per me, fino a questo momento, un ragazzino uguale a centomila ragazzini ed io sono per te una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, io sarò per te unica al mondo e tu sarai per me unico al mondo. Avremo bisogno l'uno dell'altro.
P.Principe: Comincio a capire. Ho un fiore sul mio pianeta. Credo che mi abbia addomesticato.
Volpe: Ci sono cacciatori sul tuo pianeta?
P.Principe: No!
Volpe: E galline?
P.Principe: No!
Volpe: Male! Qui la vita è monotona: io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutti gli uomini si assomigliano ed io mi annoio, ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Ogni passo che sento mi fa nascondere, ma quando sentirò il tuo, sarà per me una musica e mi farà uscire dalla tana. Vedi quel campo di grano laggiù? Per me non vuol dire nulla, io non mangio il pane, ma i tuoi capelli hanno il colore del grano, quindi, quando guarderò il grano, penserò a te. (Pausa) Per favore… addomesticami!
P.Principe: Volentieri, ma non ho molto tempo, ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose.
Volpe: Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Se vuoi un amico, addomesticami.
P.Principe: Che bisohna fare?
Volpe: Bisogna essere molto pazienti. In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, sull'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirmi nulla; le parole sono fonte di malintesi.
P.Principe: Lo so.
Volpe: Ma un giorno tu potrai sederti un po' più vicino (il P.Principe si avvicina), così, va bene. L'indomani tornerai per avvicinarti sempre di più, ma bada, sempre alla stessa ora, in modo tale che io saprò che a quellìora potrò mettere il cuore in festa.
NARRATORE: Così il Piccolo Principe cominciò pazientemente ad addomesticare la volpe e, quando fu l'ora della partenza …
P.Principe: Abbiamo passato tanto tempo insieme e tu mi hai insegnato tante cose. Ho capito che la mia rosa è l'unica al mondo e, anche se assomiglia alle altre, per me è più importante di tutte, perché è lei che io innaffio, è lei che ho messo sotto la campana di vetro, perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi. Adesso devo andare.
Volpe: Ah … piangerò…
P.Principe: La colpa è tua, io non ti volevo fare del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi.
Volpe: È vero!
P.Principe: Ed ora piangerai.
Volpe: È certo!
P.Principe: Ma allora, che ci guadagni?
Volpe: Ci guadagno il colore del grano.
P.Principe: Addio!
Volpe: Addio! Ti voglio lasciare un mio segreto, è molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
P.Principe: L'essenziale è invisibile agli occhi.
Volpe: È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità, ma tu non la devi dimenticare. Tu divieni responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.
P.Principe: Io sono responsabile della mia rosa.
NARRATORE: Aveva capito di essere responsabile per sempre di quel piccolo fiore lasciato nel suo pianeta.

Nona Scena


(Sulla scena Aviatore e Piccolo Principe)
P.Principe: Ora conosci la mia storia. Oggi è l'anniversario della mia caduta sulla Terra. Ero caduto qui vicino.
Aviatore: Allora, quando ti ho incontrato, tu ritornavi verso il punto della tua caduta?
P.Principe: Sì, torno a casa.Sono venuti a prendermi. Sai, la mia rosa … ne sono responsabile. È talmente debole e ingenua, ha solo quattro spine per difendersi dal mondo. Questa notte la mia stella sarà proprio sopra al luogo dove sono caduto l'anno scorso. Ah, ecco, sono venuti a prendermi!
(Musica)
Aviatore: Non mi lasciare, ti voglio ancora sentire ridere.
P.Principe: Non essere triste, sarai sempre il mio amico. La notte, quando guarderai il cielo, vedrai le stelle ridere, perché io riderò in una di esse.

NARRATORE: Ora sono passati tanti anni. Non ho mai raccontato questa storia a nessuno. Gli amici che mi hanno visto tornare col mio aereo erano molto contenti di rivedermi. Ma io ero triste: pensavo al mio piccolo principe rimasto sul suo pianeta. Mi piaceva la notte guardare il cielo e tutte le stelle ad una ad una: sapevo che lui abitava in una di esse ed era come se lo avessi vicino.

FINE


(Gli alunni della Scuola Media "Raffaello Sanzio" di Tremestieri Etneo - Catania -
Anno Scolastico 1998/99
)

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