6.2. L’approccio interculturale nei curricoli
Nella maggior parte dei paesi, l’approccio interculturale è inserito fra gli obiettivi generali dei curricoli nazionali e/o in altri documenti ufficiali sull’istruzione. Solo in pochi paesi, e precisamente in Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, questo approccio compare solamente in altre fonti ufficiali ( 2).
Nei curricoli dei paesi europei e in altri documenti ufficiali sull’istruzione obbligatoria, l’approccio interculturale compare, in genere, sotto forma di competenze, di tematiche o di valori che dovrebbero essere sviluppati su basi transcurricolari o, in altre parole, attraverso i differenti componenti del curriculum, se questo lo permette. Infatti, circa la metà dei paesi considerati, ha individuato determinate materie attraverso le quali l’approccio interculturale dovrebbe essere sviluppato (Figura 6.2.).
Questi paesi specificano, per ciascuna materia, il contenuto interculturale che dovrebbe essere incluso (per esempio, lo studio di testi di letteratura straniera all’interno dei corsi sulla lingua di insegnamento), o forniscono indicazioni didattiche ad uso degli insegnanti (per esempio, nelle classi di storia, la promozione dello scambio di idee con gli alunni provenienti da ambienti diversi da quello della cultura nazionale) o, ancora, indicano competenze, valori o obiettivi associati all’intercultura, che dovrebbero essere sviluppati negli alunni. In pochi paesi, l’approccio interculturale è limitato solamente a certe materie, senza alcuna indicazione sulla necessità che questo debba essere sviluppato o meno su basi transcurricolari.
L’approccio interculturale è definito, più frequentemente, attraverso la combinazione della sua integrazione all’interno di materie specifiche e la sua collocazione trascurricolare. Non è mai considerato come una materia separata. Le materie nelle quali l’approccio interculturale è integrato, sono più frequentemente la storia e la geografia, seguite dalle lingue straniere (3), dalla religione e dalla lingua di insegnamento. In poco più di un terzo dei paesi, l’approccio interculturale è incluso anche in corsi inerenti alla conoscenza e alla comprensione della società, come l’educazione civica e politica, sociologia o etica, collocando così le questioni interculturali fra le preoccupazioni maggiori dell’educazione alla cittadinanza.
In Grecia, agli alunni sono offerte due ore opzionali di lezione a settimana, per le quali il programma non è stabilito e durante le quali possono essere discusse materie come l’identità europea, il multiculturalismo e la globalizzazione.
Per quanto riguarda il livello di educazione preprimaria, le istruzioni o raccomandazioni da parte delle autorità superiori riguardanti l’approccio interculturale, indicano di solito un obiettivo generale in termini di valori che dovrebbero essere sviluppati nei bambini e/o proposte per introdurli al concetto di diversità linguistica e culturale (come nelle Comunità francese e tedesca del Belgio e in Lussemburgo).
Queste indicazioni sono spesso meno specifiche che per gli altri livelli di istruzione. Infatti, in circa 10 paesi, non risulta che all’educazione preprimaria venga assegnato alcun obiettivo associato all’intercultura.
( 2) Queste fonti consistono in circolari ministeriali in Italia, manuali scolastici in Lussemburgo, decreti che sottolineano gli obiettivi principali dell’istruzione nei Paesi Bassi.
( 3) In alcuni paesi, come Belgio (Comunità tedesca), Regno Unito (Scozia) e Polonia, lo sviluppo del multilinguismo è visto come un aspetto dell’educazione interculturale. Tuttavia, non è considerato fra gli obiettivi di questa sintesi comparativa, anche se le competenze nelle lingue straniere possono avere un impatto positivo sulle relazioni interculturali. Dall'altra parte, dove le lezioni di lingua straniera comprendono anche aspetti della cultura dei paesi dove quella lingua è parlata, queste lezioni sono ritenute parte integrante dell’approccio interculturale.
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