PARLAMENTO EUROPEO - RELAZIONE sull'integrazione degli immigrati in Europa grazie alle scuole e a un insegnamento plurilingue
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PARLAMENTO EUROPEO


2004 «2009
Documento di seduta
FINALE
A6-0243/2005 - 7.9.2005


RELAZIONE
sull'integrazione degli immigrati in Europa grazie alle scuole e a un insegnamento plurilingue


Commissione per la cultura e l'istruzione - Relatore: Miguel Portas


 


PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sull'integrazione degli immigrati in Europa grazie alle scuole e a un insegnamento plurilingue


(2004/2267(INI))


Il Parlamento europeo,


– vista la direttiva 77/486/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1977, relativa alla formazione scolastica dei figli dei lavoratori migranti1,


– vista la risoluzione del 16 dicembre 1997 dei ministri dell'istruzione dell'Unione europea che invita gli Stati membri a promuovere l'insegnamento precoce delle lingue dell'Unione europea e la cooperazione europea tra le scuole che offrono tale insegnamento2,


– vista la risoluzione del Consiglio del 25 novembre 2003 su "Rendere la scuola un ambiente di apprendimento aperto per prevenire e contrastare la dispersione scolastica e il disagio dei giovani e favorirne l'inclusione sociale"3,


– visto l'invito del Consiglio europeo di Barcellona (marzo 2002) a favore della promozione dell'insegnamento di almeno due lingue straniere fin da un'età molto precoce,


– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni su immigrazione, integrazione e occupazione (COM(2003)0336),


– vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2003 dal titolo "Promuovere l'apprendimento delle lingue e la diversità linguistica: Piano d'azione 2004 – 2006"


- viste le conclusioni dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, le quali raccomandano il potenziamento degli aiuti pubblici per diminuire gli svantaggi degli alunni provenienti da comunità migranti o da minoranze,


– viste le conclusioni del convegno "L'evoluzione dell'insegnamento in Europa - il plurilinguismo apre nuove prospettive" organizzato dalla Presidenza lussemburghese dell'UE il 10 e 11 maggio 2005,


– viste le conclusioni del Consiglio "Istruzione" del 25 maggio 2005,


– visto l'articolo 45 del suo regolamento,


– vista la relazione della commissione per la cultura e l'istruzione (A6-0243/2005),


A. considerando che i flussi migratori si sono notevolmente intensificati dopo l'approvazione, nel 1977, della direttiva che ha introdotto il diritto degli immigrati intracomunitari all'insegnamento della lingua del paese di destinazione e della lingua e della cultura del paese di origine,


B. considerando che i movimenti migratori hanno collocato nuove sfide in termini di identità e hanno posto le politiche di integrazione tra le priorità dell'UE, degli Stati membri e degli enti regionali e locali,


C. ricordando che l'Europa ha vissuto, in epoche diverse, periodi di persecuzioni contro le minoranze e che tale pagina, che vogliamo definitivamente superata, mette in evidenza l'importanza delle politiche contro la discriminazione nello spazio dell'Unione,


D. considerando che l'orizzonte delle decisioni delle istituzioni europee punta all'equiparazione dei diritti all'istruzione dei bambini e degli adolescenti che vivono nell'UE, indipendentemente dal luogo di nascita, dall'origine dei genitori e dei nonni o del quadro giuridico rispettivo in cui si trovano,


E. considerando che le decisioni del Consiglio europeo del 23-24 marzo 2000 (ridurre alla metà entro il 2010 il numero dei giovani tra 18 e 24 anni con un titolo di studi secondario di livello inferiore) implica che sia generalizzato l'accesso all'insegnamento dei figli degli  immigranti e che le scuole siano preparate a promuovere la loro integrazione senza discriminazioni,


F. sottolineando che le difficoltà di apprendimento degli alunni le cui relazioni familiari avvengono in una lingua diversa da quella utilizzata nella scuola sono spesso associate a condizioni materiali, sociali e psicologiche che ostacolano un normale rendimento scolastico,


G. ricordando che la separazione linguistica tra l'ambiente familiare e quello scolastico accentua la tendenza all'abbandono scolastico e alla chiusura della famiglia rispetto alla comunità e che è pertanto indispensabile un'integrazione linguistica già in età prescolastica; che a tale riguardo andrebbero promosse misure che da un lato consentano ai figli degli immigrati di continuare nell'apprendimento della madrelingua, essenziale per i futuri progressi scolastici, e dall'altro di apprendere la lingua del paese;


H. considerando che l'istruzione multilingue contribuisce alla comprensione delle differenze in una prospettiva interculturale, in un momento in cui aumenta il numero di giovani di seconda e terza generazione con difficoltà nella gestione delle molteplici dimensioni che determinano la struttura della loro identità,


I. considerando che la generalizzazione di una lingua franca nei sistemi d'istruzione in nessun caso dispensa dall'apprendimento della cultura e della lingua materna fin dall'inizio della scolarità obbligatoria,


J. considerando che le istituzioni europee tentano di valorizzare le esperienze di insegnamento di una materia tramite l'integrazione di una lingua straniera CLIL ( Esperienze note in inglese con la denominazione "CLIL - Content and Language Integrated Learning, CLIC - Content and Language Integrated Classrooms, BILD - Bilingual Integration of Languages and Disciplines" e in francese "EMILE – Enseignement d’une Matière par l’Intégration d’une Langue Étrangère".)


K. considerando che uno strumento per concretizzare gli obiettivi educativi relativi alla comunità di immigranti può essere costituito dagli accordi bilaterali, i quali però solitamente si scontrano con notevoli vincoli legati al bilancio, se non addirittura alla mancanza di effettiva volontà politica,


L. considerando che l'intervento dell'UE ha inciso soprattutto nella formazione degli insegnati, nell'interscambio di giovani e nella realizzazione di seminari e di studi, restando lungi dall'esaurire la sfera delle misure che possono valorizzare e indurre a generalizzare le prassi migliori,


Diritti dei minori nel sistema scolastico e doveri degli Stati membri


1. ritiene che i figli degli immigrati in età scolare hanno diritto all'insegnamento pubblico a prescindere dallo statuto giuridico della propria famiglia e che tale diritto comprende l'apprendimento della lingua del paese ospitante, fermo restando il loro diritto all'apprendimento della lingua materna;


2. ritiene che anche quando i figli e/o i discendenti di immigrati (seconda o terza generazione) padroneggiano la lingua del paese ospitante sia opportuno consentire loro l'accesso alla lingua materna e alla cultura del paese d'origine, senza escludere un finanziamento pubblico in materia;


3. sottolinea che è essenziale introdurre, nelle scuole primarie e secondarie, misure di sostegno pedagogico per i figli degli immigrati, soprattutto quando non padroneggiano la lingua del paese d'accoglienza, al fine di facilitarne l'adattamento ed evitare che si trovino in una situazione svantaggiata in rapporto agli altri alunni;


4. afferma che l'integrazione degli immigrati nella scuola non deve pregiudicare la promozione della lingua veicolare propria del sistema educativo, in particolare se tale lingua è minoritaria;


5. invita gli Stati membri a promuovere negli istituti di insegnamento ai diversi livelli misure volte ad assicurare la diversità linguistica, evitando di limitare alle lingue europee più parlate la scelta delle alternative alla lingua ufficiale;


6. invita gli Stati membri a rimuovere gli ostacoli pedagogici, amministrativi e giuridici che, a causa delle barriere linguistiche, rendono difficile il raggiungimento di detti obiettivi;


7. ritiene che dette misure vadano adottate evitando un aumento sproporzionato dell'orario dei figli di immigrati rispetto agli altri alunni, in modo da contrastare fenomeni di reiezione delle ore di lezione supplementari;


Ruolo dell'Unione europea nella promozione delle prassi migliori


8. concorda con la Commissione nel senso che si esprime a favore di sistemi d'istruzione che garantiscano agli alunni l'apprendimento precoce di due lingue oltre alla lingua materna;


9. prende atto della necessità di avvalersi di metodologie diversificate per promuovere l'integrazione attraverso il multilinguismo come il metodo CLIL ("Content and Language Integrated Learning"), il quale si è dimostrato proficuo per l'insegnamento della lingua e per l'integrazione interculturale di alunni di origini differenti;


10. sollecita la Commissione a rafforzare il sostegno alla formazione specifica di docenti, segnatamente provenienti dai paesi di origine degli immigrati, orientati a sviluppare metodi diversi d'integrazione mediante il multilinguismo (per esempio CLIL, la multialfabetizzazione o l'alfabetizzazione nella lingua materna) e, nel contesto dei programmi Leonardo da Vinci, Gioventù e Socrate (azioni Comenius e Gruntvig), a estendere il ventaglio delle lingue insegnate alle lingue materne degli immigrati, riservando particolare attenzione alle attività che coinvolgano i figli di immigrati e i formatori e animatori che operano con tali comunità;


11. sottolinea che dovrebbero essere sostenuti i progetti educativi i quali, al di là degli obblighi in materia di programmi, insegnino la lingua e la cultura del paese ospitante agli immigrati che non sono in età scolare e costruiscano ponti di dialogo tra la cultura e la storia della regione in cui si inseriscono e la cultura e la storia delle comunità di immigrazione; sottolinea inoltre che in tale contesto si dovrebbe tener conto in particolare dei progetti che includono le persone che esercitano la patria potestà, e in particolare le madri;


12. sostiene che la realizzazione di tale politica passa tra l'altro per il patrocinio dell'Unione alla costituzione di una rete europea di scuole che, con metodi diversi, promuovono l'integrazione mediante il multilinguismo; che a tale rete devono poter candidarsi, d'intesa con le autorità degli Stati membri, le scuole che intendono realizzare progetti educativi e comunitari tali da rispondere alle necessità di apprendimento, socializzazione e cultura sopra esposte;


13. raccomanda alla Commissione di prevedere che le dotazioni di bilancio 2007-2013  includano il sostegno allo sviluppo di simili iniziative nell'ambito del programma trasversale "Life Long Learning";;


14. sostiene che la diffusione, specialmente a partire dai sistemi d'istruzione dei paesi ospitanti, di opere culturali dei paesi di origine degli immigrati deve formare oggetto di particolare attenzione dell'Unione, sia a fini di politica esterna e nella strategia di vicinato, sia nei programmi comunitari nei settori della cultura, dell'istruzione, della gioventù o dei media;


15. invita le autorità locali degli Stati membri a considerare la stessa prospettiva nelle loro scelte di gemellaggi;


16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché agli Stati membri.


MOTIVAZIONE


1. La situazione degli immigrati nell'Unione europea è fonte di preoccupazioni motivate delle istituzioni europee e degli Stati membri, specialmente quelli che ricevono flussi significativi di immigrati. In genere si mettono in rilievo due aspetti del problema: da un lato le difficoltà dell'integrazione di talune comunità, indotte da molteplici fattori a un processo di ghettizzazione con conseguente chiusura rispetto alla società circostante a parte il mero svolgimento di attività professionali; dall'altro si registrano anche situazioni di integrazione realizzate a prezzo dell'abbandono delle radici culturali e perfino della conoscenza della lingua del paese di origine, soprattutto nelle seconde e terze generazioni nate nel paese ospitante.


2. Contrariamente a talune aspettative, l'immigrazione non è un fenomeno passeggero di trasferimento di manodopera tra regioni con un'evoluzione economica e demografica differenziata, da accogliere o da respingere a seconda della congiuntura occupazionale nei paesi ospitanti, oppure reversibile non appena migliorino le condizioni nel paese di origine. Nella maggiore parte dei casi la situazione non è e non è mai stata questa. La storia e la cultura dell'Europa sono il risultato della sovrapposizione e delle interazioni di molte culture di molti popoli che nel corso dei secoli hanno attraversato territori e vi si sono stabiliti per le ragioni più disparate, lasciando tracce nelle lingue, tradizioni, religioni, arti e forme di socializzazione. Tale processo storico non si è mai veramente interrotto. Gli attuali flussi migratori vanno pertanto considerati una nuova opportunità per quella che oggi chiamiamo "cultura europea" e una sfida alle potenzialità della nostra civiltà.


3. In tale prospettiva prende piede il multilinguismo, che va oltre la funzione operativa di facilitare la comunicazione tra persone di origini e culture differenti. In realtà si tratta di promuovere la comprensione in una prospettiva interculturale, in quanto dimensione della costruzione di una identità europea. L'integrazione degli immigrati non deve avvenire con la soppressione delle differenze, con l'abbandono delle lingue e delle culture di origine. Il fattore di arricchimento per noi è invece incorporare e "mescolare" le differenti radici in un patrimonio comune cosmopolita. Risulta pertanto corretta l'affermazione del Commissario Ján Figel secondo cui "per essere genuina l'integrazione dovrà essere multilingue". Quindi anche interculturale, dato che il risultato dell'interazione è molto di più che la semplice addizione o giustapposizione delle parti che entrano in correlazione.


4. Diventa pertanto indispensabile avanzare nel senso di garantire che tutti i cittadini possano comunicare almeno in due lingue, oltre a quella materna, e tale apprendimento deve avvenire a partire dalla fase iniziale del percorso scolastico. La presente relazione ha questo obiettivo e tutte le proposte formulate sono mirate ad esso: rimuovere barriere e ostacoli; tentare di sviluppare la azioni che vanno in questa direzione; creare un elemento centrale per l'intervento sussidiario dell'Unione europea in un settore di competenza principale degli Stati membri. Gli istituti scolastici devono essere i luoghi privilegiati della promozione della diversità linguistica e culturale e in quanto tali non devono limitare la scelta delle alternative alla lingua ufficiale messe a disposizione degli alunni alle sole lingue europee più parlate, ma devono inserire nella propria offerta come minimo le lingue delle minoranze e degli immigrati con una presenza significativa nella città o regioni in cui operate l'istituto scolastico.


5. In merito alla valorizzazione delle esperienze denominate ILCO - Insegnamento della lingua e cultura di origine - che hanno dato un importante contributo per evitare la perdita di riferimenti legati all'identità culturale dei giovani figli di immigrati, occorre osservare le enormi difficoltà che hanno accompagnato il percorso di tali esperienze, sia per l'assenza di sostegni o per la subordinazione ad accordi bilaterali che non sempre funzionano nel modo più adeguato, sia perché di solito il relativo insegnamento avviene con ore supplementari rispetto all'orario normale (sovente di per sé eccessivo per gli alunni più piccoli), con lezioni alla fine della giornata o al sabato, con conseguente riduzione del tempo libero, che talvolta porta alla reiezione di tale insegnamento da parte dei giovani, che lo considerano un fardello da sopportare perché sono "diversi" dai compagni, e preferiscono allora essere "uguali" e ignorare la lingua e la cultura di origine dei padri o dei nonni.


6. Vanno valorizzate anche le esperienze delle scuole che inseriscono la lingua di origine degli immigrati nella propria offerta di opzioni per la disciplina della lingua straniera viva.


In concreto, se allo studente e ai suoi genitori si colloca la scelta tra imparare la lingua di origine oppure una lingua franca di grande diffusione internazionale, se l'opzione per la lingua di origine significa non studiare una lingua che si presume che sarà sicuramente importante per il futuro professionale, molti genitori lasceranno perdere l'apprendimento della propria lingua di origine a scuola, pensando al futuro dei figli, e tenteranno poi di colmare tale lacuna con l'insegnamento privato in associazioni o altri organi non ufficiali.


7. Sono proprio detti vincoli a indurci a dare particolare rilevanza alle esperienze pedagogiche che utilizzano il metodo noto come CLIL - Insegnamento di una materia tramite l'integrazione di una lingua straniera - in cui tutti gli alunni di una classe imparano una o più materie in una lingua diversa da quella utilizzata per insegnare le altre materie.


Dette esperienze, già mature e con risultati comprovati, potranno essere proficuamente estese all'insegnamento primario e secondario degli Stati membri, tenendo in considerazione la lingua di origine delle comunità di immigrati presenti nella regione come una lingua alternativa in cui si insegnano talune materie, in classi miste di alunni dei due sessi di famiglie di immigrati e di famiglie del paese ospitante.


8. Si ritiene che tale metodo potrà dare un contributo sostanziale per sostenere l'integrazione dei figli di immigrati e perfino delle loro famiglie. Gli alunni del paese ospitante, imparando la lingua, la cultura e la storia dei paesi di origine dei compagni immigrati incontreranno maggiore facilità nella convivenza interculturale, favoriranno con maggiore efficacia l'integrazione dei compagni nella comunità e saranno meno esposti all'influenza di ideologie razziste e xenofobe.


9. Si ritiene che insegnare ai bambini, figli di immigrati o di autoctoni, la lingua, la cultura e la storia delle comunità di immigrati con una presenza significativa in una città o una regione di uno Stato membro contribuisca anche a promuovere l'autostima e un sentimento più profondo di integrazione dell'intera famiglia degli immigrati, nonché faciliti migliori relazioni tra questi e la scuola, la comunità e i propri figli; soltanto la conoscenza della ricchezza culturale delle comunità di immigrati può trasformare veramente le relazioni delle popolazioni dei paesi ospitanti nei confronti degli immigrati, non solo prevenendo la xenofobia, ma permettendo anche di superare la posizione di mera tolleranza per adottare invece una posizione di rispetto e di considerazione per gli altri.


10. Si sostiene inoltre che va appoggiata una rete (EUROCLIL?) che colleghi tutte le scuole coinvolte nello sforzo di integrazione e faciliti l'organizzazione e la raccolta di candidature per progetti da presentare da parte degli interessati. Si sottolinea che si tratta di adesione volontaria, sia della scuola alla rete, con la candidatura di una o più classi, sia degli alunni (immigrati o meno) per far parte di dette classi CLIL.


11. Si ritiene che la scuola pubblica debba essere dotata dei mezzi per accogliere e insegnare la lingua e la cultura del paese ospitante anche ai membri delle famiglie immigrate che non sono in età scolastica, nonché, nella prospettiva dell'integrazione interculturale sopra esposta, per facilitare la divulgazione della lingua, della cultura e della storia delle comunità di immigrati presso gli abitanti autoctoni della città o della regione in questione, anche quelli che ormai non hanno più l'età per frequentare le scuole.



Esame in commissione 15.6.2005


Approvazione 12.7.2005


scarica in .pdf
http://www.flcgil.it/Scuola/Estero/ESTERO%202005%20relazione%20integrazione%20immigrati%20e%20plurilinguismo.pdf



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