L'ITALIA, LA TOLLERANZA E I NUOVI IMMIGRATI - di Giovanna Zincone
La Repubblica, 11.11.2000
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L'ITALIA, LA TOLLERANZA E I NUOVI IMMIGRATI


- di Giovanna Zincone


E' QUESTO un momento critico della vita civile italiana. E' uno di quei momenti cruciali in cui si costruiscono modi di pensare, regole di convivenza, principi. Potremo poi cambiarli, ma sarà più difficile e, comunque, i danni prodotti da mosse sbagliate lasceranno segni profondi, difficili da rimarginare. La democrazia italiana si trova oggi ad affrontare il nodo fondamentale del come trattare le proprie minoranze, in particolare le nuove minoranze. Si profilano risposte poco incoraggianti. Soprattutto rispetto alla comunità islamica e all'immigrazione dai paesi arabi. Persino l'intellighenzia liberale rispolvera la vecchia tesi, secondo la quale esistono comunità non integrabili, gruppi culturalmente incapaci di convivere con regimi liberali.

Si tratta di tesi a suo tempo applicate dalle maggioranze protestanti agli ebrei ed ai cattolici, ai quali si rimproverava una carenza di individualismo, di pensiero autonomo. Gli ebrei erano giudicati troppo chiusi nella loro collettività, i cattolici troppo succubi delle gerarchie ecclesiastiche.
Tuttavia i regimi liberali a maggioranza protestante sono arrivat

i a rispettare le libertà religiose di tutti, a integrare con vantaggio ebrei e cattolici. Crescono invece da noi atteggiamenti ostili e incitazioni a negare diritti. Si diffondono manifestazioni contro la costruzione di moschee, nascono proteste contro la concessione di aree cimiteriali per gli islamici, si leva un'ira sdegnata per il finanziamento di associazioni di immigrati che forniscono corsi di arabo ai bambini.

A questi comportamenti si può reagire con l'arma tagliente del disprezzo o con l' arma ingombrante delle contro manifestazioni politiche come è stato fatto a Berlino. Tutto questo serve, ma serve a poco. Quello di cui abbiamo bisogno sono principi e indirizzi semplici con i quali cercare di convincere gli incerti, di ricondurre alla ragione gli irragionevoli.



Provo a proporne tre: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te; opera scelte utili e coerenti con i tuoi scopi; dai gli stessi diritti a tutte le comunità.



1) Parto dal "fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te". Immaginiamo di dover passare un lungo periodo all' estero, cosa vorremmo per noi e per i nostri figli? Poter andare in chiesa, nel caso fossimo cattolici, che i nostri figli potessero studiare, oltre alla lingua del posto, l'italiano. Se ci trasferiamo davvero all'estero, magari in un paese islamico, ci accorgiamo che, a parte poche teocrazie totalitarie, lì i cattolici hanno il diritto di costruire chiese, di frequentarle e di avere propri cimiteri. La libertà religiosa vale in particolare negli stati da cui provengono le principali comunità mussulmane immigrate in Italia: il Marocco, la Tunisia, il Senegal, l'Egitto, volendo si potrebbe aggiungere l'Albania, paese prevalentemente irreligioso. In questi stati può accadere che le principali feste religiose cristiane siano alternativamente feste nazionali o feste per i soli credenti, che il giorno di riposo settimanale sia la domenica o che la domenica venga offerta, in alternativa al venerdì, alle comunità interessate. Se poi ci venisse in mente di passare qualche anno in un paese ad alta immigrazione italiana, ci accorgeremmo che ai nostri figli è consentito conservare la lingua materna. Il governo italiano è attivo nell'offerta di corsi di lingua, corsi che finanzia o cofinanzia con i paesi ospitanti. Non solo, in alcuni istituti scolastici, in luoghi come l'Australia, la Francia, il Belgio, la Germania, il Canada, l'italiano è una possibile seconda o terza lingua, che si può scegliere a scuola in aggiunta o al posto, per esempio, dell'inglese. Lo stesso vale da poco nella città di New York. In Germania, ci sono addirittura esperimenti di bilinguismo italo-tedesco.



2) "Opera scelte utili e coerenti con i tuoi scopi". L'insegnamento della lingua del paese di origine forma cittadini e futuri lavoratori bilingui. Nel caso dell'arabo o del cinese, alla seconda lingua imparata fuori dalla scuola, se ne aggiungerebbe un'altra, magari l'inglese, imparata a scuola. L'Italia potrebbe così contare su un capitale umano immigrato poliglotta. Quindi chi si preoccupa di avere un' immigrazione redditizia dovrebbe essere a favore dei corsi di lingua madre. Non solo, chi prevede un'immigrazione mobile, pronta a rientrare al momento opportuno nel proprio paese, dovrebbe incentivare la conservazione e la trasmissione della lingua materna. Riesce difficile immaginare un ritorno agevole per famiglie immigrate i cui figli non siano in grado di comprendere la lingua del posto, di reinserirsi nelle scuole.



3) "Dai gli stessi diritti a tutte le comunità religiose" è un principio incluso nella costituzione italiana e proprio di tutti i regimi liberali. Dopo la riforma del Concordato con la Chiesa cattolica nel 1984 si è aperta l'opportunità politica di intese con altre religioni. Fino ad ora sono state concluse intese con l'Unione delle comunità ebraiche e con quasi tutte le chiese protestanti, sono state poi firmate e si devono concludere intese con i testimoni di Geova e i buddisti. Le intese prevedono che il Consiglio di Stato verifichi che gli statuti delle comunità non contrastino con le leggi dello Stato italiano, si tratta di una forte garanzia che i principi fondamentali della nostra civiltà giuridica saranno rispettati. Questi accordi mettono a disposizione una serie di diritti: l'esenzione dall'ora di religione cattolica e che essa possa essere usata alternativamente per approfondire altre religioni, l'istituzione di scuole di ogni ordine e grado, il riconoscimento delle festività religiose e del giorno di riposo settimanale di quella comunità (nel quadro di un'organizzazione del lavoro flessibile e con recupero), gli effetti civili del matrimonio religioso.

Se passerà un'intesa anche con una rappresentanza delle comunità islamiche e se le scuole volute dagli islamici risponderanno ai criteri previsti dalle nostre leggi, sarà difficile negare loro la libertà farle. Il progetto di legge Prodi sulle libertà religiose è in sintonia con la logica della tolleranza costituzionale e del pluralismo delle intese. Alcuni ritengono che il rispetto delle tradizioni delle nuove minoranze produca comunità chiuse, costoro dovrebbero coerentemente chiedere l'abolizione del finanziamento alle scuole private e l'obbligo per tutti gli alunni di frequentare le scuole pubbliche. Non credo che siano disposti a farlo. Capisco il loro timore, il timore che le nuove minoranze possano mettere in crisi le nostre tradizioni. Si tratta di preoccupazioni infondate, basta guardare alla vicina Francia che ospita da tempo comunità musulmane. E' più probabile che a trasformare le nostre democrazia non sia l'Islam, ma la paura dell'Islam, una paura che può spingere a prendere misure intolleranti e illiberali


 


La Repubblica, 11.11.2000



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