Autismo, ragazzi più autonomi con realtà virtuale e realtà aumentata

Redattore sociale del 01/04/2023

Al Politecnico di Milano presentati i risultati del progetto 5A. Queste tecnologie si sono rivelate un buon aiuto per l'utilizzo di mezzi pubblici. In futuro si punta anche su altri contesti come l'accesso in ospedale, la visita ai musei, lo shopping

MILANO. Soluzioni tecnologiche innovative per migliorare l'autonomia dei giovani con Disturbi dello Spettro Autistico. In vista della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo del 2 aprile, al Politecnico di Milano sono stati presentati i risultati del progetto 5A (Autonomie per l'Autismo Attraverso realtà virtuale, realtà Aumentata e Agenti conversazionali) realizzato dall'ateneo milanese con Fondazione Sacra Famiglia e IRCCS E. Medea - Associazione La Nostra Famiglia, grazie al contributo di Fondazione TIM.

Secondo gli autori del progetto, la realtà virtuale permette infatti alla persona di esercitarsi nell'uso dei mezzi pubblici, "immergendosi" attraverso un visore indossabile, in un ambiente digitale che simula spazi e attività tipiche dell'uso di treno e metropolitana. Le applicazioni 5A di Realtà Aumentata supportano gli utenti anche mentre usano i mezzi pubblici nel mondo reale, generando, su tablet o smartphone, informazioni visive che appaiono come sovrapposte alla visione dell'ambiente circostante e aiutano le persone a capire come muoversi e che cosa fare.

Entrambi i tipi di applicazioni integrano un Agente Conversazionale che agisce da compagno virtuale e dialoga proattivamente con l'utente per guidarlo sia durante la simulazione dell'utilizzo dei mezzi pubblici sia durante l'esperienza nel mondo reale. Le applicazioni 5A sono state co-progettate da un team multidisciplinare composto da ingegneri e interaction designers del Politecnico di Milano, e specialisti di autismo dei due partners clinici - Fondazione Sacra Famiglia e IRCCS E. Medea - Associazione La Nostra Famiglia.

Presso i centri di tali partners è stata svolta una rigorosa sperimentazione che ha coinvolti 27 adolescenti con Disturbi dello Spettro Autistico e 8 terapisti, per valutare empiricamente la usabilità e l'efficacia degli strumenti 5A. "L'obiettivo di 5A- spiega Franca Garzotto, docente di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni al Politecnico di Milano e Responsabile Scientifica di 5A- è rendere i giovani con ASD il più possibile autonomi nella vita quotidiana.

Per ora, la tecnologia che abbiamo creato sembra aiutarli davvero a usare i mezzi pubblici in modo più sicuro e consapevole. In futuro vorremmo aiutare le persone con ASD ad affrontare la complessità anche in altri contesti, ad esempio l'accesso in ospedale, la visita ai musei, lo shopping in un grande centro commerciale.

Un processo di apprendimento e aiuto che parte da un "training" nel mondo virtuale, da svolgere a casa, a scuola, o presso un centro terapeutico, e attraverso la realtà aumentata si estende un supporto contestualizzato nello spazio e nel tempo aiutando il soggetto in uno specifico momento e luogo".

"Come gruppo di ricerca che si occupa di metodologie innovative al servizio dei bisogni delle persone con disturbi del neurosviluppo - commenta Maria Luisa Lorusso, responsabile dell'Unità di neuropsicologia dei disturbi del neurosviluppo dell'IRCCS Medea - abbiamo apprezzato molto la collaborazione nell'ambito del progetto 5A.

Il lavoro e lo scambio interdisciplinare sono stati molto stimolanti e a nostro avviso hanno permesso di esplorare nuovi orizzonti per una tecnologia sempre più vicina ai bisogni della quotidianità e sempre più pronta a rispondere al desiderio delle persone di emanciparsi, acquisire nuove competenze e autodeterminare i propri percorsi di vita e di formazione". "La ricerca - osserva Monica Conti, direttore dei Servizi innovativi per l'Autismo di Fondazione Sacra Famiglia- ha coinvolto i giovani che frequentano i nostri servizi, con l'obiettivo di accrescere la loro autonomia nelle azioni quotidiane.

Per i ragazzi coinvolti, la partecipazione ha avuto effetti positivi sulla loro autostima e motivazione personale poiché si sono sentiti scelti per prendere parte ad un progetto il cui sviluppo e buon esito dipendeva dal loro contributo.

Anche i caregiver hanno aderito con entusiasmo, mossi dalla volontà di ampliare le opportunità, per i loro figli, di fare esperienze che siano fonte di benessere e soddisfazione personale". (DIRE

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