Zoccano (M5S): "Aiutiamo i medici ad avere studi senza barriere architettoniche"

Il presidente del Forum italiano per la disabilità, ora autosospesosi dalla carica, corre per il M5S nel collegio di Trieste. Propone una norma che codifichi il rapporto tra associazionismo e lo Stato: «Le associazioni devono essere ascoltate preventivamente proprio perché possano essere prese decisioni condivise».

«Mi sono candidato con il Movimento 5 Stelle non solo per parlare di disabilità, anche se la disabilità me la porto addosso, ma cerco di guardare lontano, e detto da un cieco fa un certo effetto». Con queste parole Vincenzo Zoccano si è presentato ai militanti Cinque Stelle, che lo hanno conosciuto al Villaggio Rousseau di Pescara che si è svolto a gennaio. Zoccano corre per i pentastellati nel collegio uninominale di Trieste alla Camera. È presidente del Fid – Forum italiano per la disabilità, unico organismo atto a portare la sintesi di tutte le associazioni di persone con disabilità a trattare con lo European disability Forum, anche se in vista delle elezioni si è autosospeso dalla carica. È anche presidente della Consulta regionale friulana delle Associazioni di Persone Disabili e delle loro Famiglie, unico esempio in Italia di organismo riconosciuto per legge per tutte le norme e le politiche regionali sul mondo della Disabilità. In caso di elezione, diventerebbe il terzo parlamentare non vedente nella storia della Repubblica. «La legge 13 sulle barriere architettoniche è ormai vetusta, servono investimenti», spiega Zoccano a Sanità Informazione.

Immagino che il suo impegno sarà innanzitutto, anche se non esclusivamente, sulle problematiche legate a questo tema. Quale sarà la prima cosa che vorrà fare in caso di elezione?
«Sono non vedente ed esponente della disabilità in generale però in Parlamento mi occuperò, chiaramente, di tutto il quadro normativo e politico della nazione e in particolare di sanità e welfare. Per la disabilità abbiamo in animo di proporre una norma che codifichi il rapporto tra associazionismo e lo Stato: le associazioni devono essere ascoltate preventivamente proprio perché possano essere prese decisioni condivise e inattaccabili da parte della politica. La politica sui temi della disabilità non deve dividersi perché la salute della gente non può essere abbinata a colori politici o posizioni contrapposte. Quindi serve sicuramente una legge che organizzi un organismo di rappresentanza o presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri o direttamente collegata con le Camere che possa veicolare le istanze del mondo dell’associazionismo che troppo spesso, tra l’altro, si sostituisce agli Enti locali e agli erogatori di servizi pubblici».

Cosa pensa sia necessario fare sul tema delle barriere architettoniche?
«Occorrono maggiori investimenti che poi ricadano sui territori perché la legge 13, che è quella che riguarda le barriere architettoniche, è una legge vetusta scritta molti anni fa che necessita sicuramente di una revisione ma occorre agire sia da un punto di vista dei finanziamenti che dal punto di vista della cultura dell’accessibilità e dell’abbattimento delle barriere architettoniche perché dove vive bene una persona con disabilità viviamo meglio tutti. Quando si abbatte una barriera architettonica poi ne usufruisce anche una mamma con un passeggino, una persona anziana o una persona con disabilità temporanea. Ciò che è indispensabile per la persona con disabilità diventa utile, comodo e confortevole per tutti gli altri. Occorrerà sicuramente agire sul finanziamento, su maggiori investimenti, sulla progettazione e sulla formazione dei progettisti e anche con la revisione della legge: a me non piace fare leggi con sanzioni però abbiamo visto nel tempo che purtroppo in questo Paese occorre fare cultura passando anche per meccanismi di forza che lo stato esercita altrimenti purtroppo i costruttori e i progettisti non capiscono. Occorrerà una legge puntuale sulle barriere architettoniche e a maggior tutela di tutti anche per l’estetica e naturalmente dovremo superare anche il problema dei vincoli che ci sono. È chiaro che siamo un Paese che ha molta architettura storica però questa non deve inficiare la libertà di azione e di mobilità delle persone».

Il nostro giornale si rivolge prevalentemente alla categoria medica. Sul tema dei medici e della sanità lei ha delle proposte?
«Beh io credo che la medicina generale vada trattata un po’ meglio. Credo che occorra superare il regime di convenzione dei medici di medicina generale che troppo spesso si trovano a strapagare le tasse. Siamo il paese più tassato e medici e liberi professionisti lo sanno bene. Il medico curante deve essere nelle condizioni di ricevere tutti nel proprio studio, persone anziane e con disabilità, ma per fare questo occorre rivedere profondamente il rapporto tra i medici di medicina generale e le aziende dei servizi sanitari: serve un ragionamento totalmente innovativo rispetto alle location. Se un medico di medicina generale ha lo studio inaccessibile questo impatta sui pazienti che alla fine sono quelli che ci vanno a rimettere. Lo Stato deve agevolare gli studi accessibili senza che gravino sui medici: se io devo avere lo studio accessibile ma pagarlo il doppio perché è privo di barriere architettoniche è una discriminazione indiretta sulle persone con disabilità e verso i medici stessi».

È stato una sorpresa essere candidato o la candidatura è maturata nel corso degli anni? Come è nata?
«Mi sono ritrovato a condividere tutta l’idea del Movimento 5 Stelle. Sono candidato nel collegio uninominale senza paracadute, sono un esponente della società civile e in particolare delle persone con disabilità. Sono onorato di questa opportunità e possibilità che il Movimento 5 Stelle sta dando a me e a tutto il mondo che io poi vado a rappresentare in Parlamento».
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