Redattore Sociale - Disabilita', al lavoro gli ausili non bastano. L'esperienza di IBM

"Gli ausili tecnologici sono importanti, ma non sono sufficienti a creare una vera integrazione": parola di Consuelo Battistelli, diversity engagement partner di Ibm Italia. Il suo compito principale è quello di favorire l’inserimento lavorativo dei colleghi che hanno una disabilità. Per questo coordina le attività di Mwa (acronimo che sta per Mobile wireless accessibility), un team multidisciplinare di circa 30 persone, che per ogni caso trova le soluzioni più adatte. Può sembrare strano, quindi, che chi lavora in una multinazionale del settore informatico non punti tutto sulla tecnologia. In realtà è proprio la familiarità che Consuelo ha con le soluzioni tecniche a renderla consapevole che da sole non bastano. "Bisogna creare le condizioni ambientali perché una persona con disabilità possa inserirsi con successo ed essere produttiva - chiarisce -. È quindi fondamentale sensibilizzare i colleghi e i manager e fare in modo che non rimanga isolata, ma possa interagire con gli altri". Di Consuelo Battistelli e delle iniziative di Ibm per i lavoratori disabili parla un articolo di Dario Paladini, pubblicato nel numero di maggio del magazine Superabile Inail.

Per superare i "muri culturali" e le diffidenze, Battistelli organizza periodicamente degli eventi all’interno dell’azienda, come per esempio il pranzo al buio. "Sono un successo, ho sempre il pieno delle prenotazioni - racconta -. I colleghi si rendono conto così di cosa vuol dire essere non vedenti, di come il mondo possa essere percepito e vissuto anche senza poterlo osservare. Queste esperienze riducono la distanza, che a volte si crea tra le persone soprattutto perché si ha paura di ciò che non si conosce". In occasione di altri eventi aziendali, ci sono stati alcuni colleghi con disabilità che hanno mostrato le loro abilità in altri campi, come la musica o gli scacchi.

Una laurea in lettere moderne con indirizzo storico e un master in disability management, Battistelli ha svolto in Ibm anche altri incarichi, legati soprattutto al settore vendite. Ha vissuto quindi in prima persona cosa vuol dire, per una persona cieca, inserirsi in un ambiente di lavoro in cui l’obiettivo è raggiungere dei risultati produttivi. "Il punto è proprio questo: la persona con disabilità deve poter raccogliere le sfide che un lavoro comporta. È più rispettoso della sua dignità e in questo modo può dimostrare di essere una risorsa per l’azienda. Capita a volte che nelle imprese chi ha dei deficit sia relegato per sempre a una mansione, creata ad hoc per lui, ma solo perché si è costretti ad assumerlo. Si tratta invece di trovare la soluzione perché, al di là della disabilità, ogni persona possa mostrare di cosa è capace, quali siano i suoi talenti".
In altre parole, non solo i luoghi o la strumentazione devono essere accessibili, ma anche la carriera. A nessuno dovrebbe essere impedito solo perché è su una carrozzina o perché è cieco. Un principio su cui è difficile non essere d’accordo, ma che poi nella pratica non è così scontato.

Nel team Mwa collaborano persone con disabilità e non, che lavorano in diversi settori dell’impresa. "Ciascuno porta la sue competenze specifiche - racconta Consuelo -. Spesso le soluzioni ai problemi che incontrano i colleghi le troviamo semplicemente mettendo in rete e coordinando strumenti che già ci sono. Per esempio, nel mio caso è bastato collegare le nostre applicazioni e i nostri strumenti di lavoro a un iPhone, che ha già un sintetizzatore vocale. In questo modo posso leggere e inviare mail e svolgere altre operazioni nel nostro sistema informatico".
In una grande azienda come Ibm ci sono centinaia di mansioni diverse. Anche chi ha una disabilità può trovare il suo spazio e così cambiare compiti e ruoli nel corso di una vita lavorativa. "In una piccola azienda può risultare più difficile trovare la mansione adatta per una determinata disabilità, però è anche vero che è possibile creare un ambiente familiare che manca inevitabilmente in una multinazionale".

In ogni caso, l’inclusione è un processo che non si ferma mai. "Bisogna tenere sempre presente le esigenze del lavoratore, che va consultato in ogni fase del progetto e nel corso del tempo per capire se sono emersi nuovi problemi o se le aspettative del dipendente o dell’azienda sono cambiate". In questi anni Consuelo Battistelli e il gruppo Mwa si sono dedicati anche alla realizzazione di soluzioni per l’accessibilità dei luoghi pubblici: "Stiamo progettando per l’area archeologica di Pompei un sistema che, tramite un braccialetto elettronico fornito ai turisti ipovedenti o non vedenti, dia la descrizione degli ambienti che stanno visitando". Ibm ha poi sviluppato Accessibility city tag, un’applicazione, adottata anche dal municipio di New York, che fornisce per ogni zona della città dati e informazioni sull’accessibilità dei luoghi pubblici e privati (dalle biblioteche ai bar, dalle scuole alle chiese e così via). "Le soluzioni tecnologiche si possono trovare sempre - conclude -. Il punto è la volontà degli uomini. Se c’è, l’inclusione è possibile. Se manca, non c’è ausilio che tenga".
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