Essere persone disabili non significa essere malati (sentenza Consiglio di Stato)

Pubblicato da Avv. Nadia Delle Side

in: Giurisprudenza disabili

“Essere persone disabili non significa essere malati”. Questo è quanto ha stabilito il Consiglio di Stato con la sentenza n. 03602 del 2015, nella quale è stato appunto chiarito che per gli educatori che lavorano nei Centri Diurni Disabili non è necessario il titolo rilasciato dalla facoltà di medicina, essendo prevalente la finalità educativa e abilitativa del servizio.

L’aveva già affermato la Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità, adottata nel dicembre 2006 a New York e ratificata dall’Italia nel 2009 che i disabili sono persone“che presentano una duratura menomazione fisica, mentale, intellettiva, sensoriale la cui interazione con varie barriere può costituire un impedimento alla loro piena ed effettiva partecipazione nella società”, non malati.

Ora lo ribadisce anche il Consiglio di Stato nella sentenza succitata che è di grande importanza poiché, oltre a stabilire la non obbligatorietà per gli educatori del titolo di studio in medicina per lavorare nei Centri diurni disabili, fa un’affermazione rilevante sul piano culturale.

Infatti, l’approccio alla persona disabile che richiede sicuramente anche trattamenti sanitari, non è solo medico, ma anche e soprattutto sociale. L’educatore in un centro diurno ha il compito di recuperare lo svantaggio sociale della persona disabile.

Per tale motivo appare chiaro come diventi poco rilevante il titolo sanitario rilasciato dalla facoltà di medicina e chirurgia ai fini lavorativi in questione, mentre assume notevole importanza il titolo sociale.

L’impatto culturale che ne deriva è notevole. I centri diurni disabili non sono luoghi in cui si erogano principalmente prestazioni infermieristico e sanitarie, al contrario sono strutture che forniscono prioritariamente interventi di natura sociale, relazionale e abilitativa.

Il sistema dei servizi alla persona deve evolversi in maniera inclusiva.

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