Madame Condé
Emanuela Cerutti - 25-10-2006
Ci possono essere tutte le storie individuali del mondo dietro a ogni persona che si siede dietro (ma anche davanti, me compreso) a un banco. Ma all'atto pratico del sapere e del saper fare, o si è somari o no.

Il commento di qualche tempo fa mi torna in mente mentre raggiungo, in métro, la scuola in cui lavoro, Parigi, XVIII^ arrondissement. Il "18 buono", mi dice una collega che abita più a nord, verso St. Denis, e fin dal mattino ha problemi anche solo ad uscire di casa.
Dalle mie parti, tra Pigalle e Montmartre, si vive bene: molti turisti, molto colore, i tessuti variopinti di St. Pierre che danno al degrado un'aria quasi bohémienne e rendono difficile pensare a un ambiente défavorisé.
Il 18 buono anche perché ci si sa mobilitare, si è imparato a farlo: come qualche sera fa, quando la piccola Place des Abbesses si è riempita di gente per dire che l'espulsione dei bambini sans papiers non la si vuole. Che esistono legami impossibili da spezzare, se non a costo di una frattura insanabile.
Il 18 buono. Dove di quello che accade si può parlare: e così, imparando a scrivere gli indirizzi in italiano, si racconta che V. abita non in una via o in una piazza , ma in una cité (come la chiamate voi?); o che M. trasloca, di già, dopo due mesi di scuola, per andare in un foyer e abbandonare l'hotel per una sistemazione migliore (ma com'è che dentro certe parole l'eco della tristezza è più forte?).
Se ne può parlare, ed essere amici lo stesso: stemperare nella solidarietà che spesso i bambini sanno manifestare il dolore delle propria condizione comunque diversa.
Però non è sempre così: e, forse, non ci sono atti pratici, ci sono mondi che non sanno entrare in relazione, a meno di non volerlo fortemente.

Madame Condé, raccontano i giornali, ha 35 anni, è originaria della Guinea e dal 1997 vive sola nella capitale del re Sole, con i suoi 2 figli, che ora hanno rispettivamente 9 e 10 anni. Pulisce stanze di clienti che vanno e vengono a Place Clichy, e per analogia la memoria va a un'altra Clichy, non lontanissima, dove hanno avuto inizio gli scontri in banlieue lo scorso autunno e dove da qualche tempo si respira una tensione cresciuta.
Madame Condé ha un lavoro, ma non una casa: e per sei anni ha dormito dove capitava, con i suoi due figli bambini. Il tamtam delle cifre accompagna la sua storia: 100.000 famiglie in attesa di alloggio nel 2005 in Francia; 136.000 appartamenti vuoti nella sola Parigi, 45% di aumento dei processi per espulsione in 5 anni, 40% di aumento dei costi di affitto nello stesso periodo. Associazioni e Fondazioni si danno da fare, promuovono S.O.S., ottengono a volte successi: è così che Madame Condé ha avuto un tetto, nel X^, dove i costi sono accettabili e i negozi indiani profumano di spezie e banane fritte. Proprio sotto il 18 buono.

O si è somari o no. Durante gli anni nomadi, F. dormiva tutto il giorno, e non riusciva a vedere nulla alla lavagna. S. diventava violento, qualche volta accennava a tendenze suicide. Fatica e demotivazione andavano a braccetto come due vecchie amiche bisbetiche, incapaci di trovare risorse diverse dalla propria arida rinuncia. Ci vorrà tempo: F. deve abituarsi ai nuovi occhiali e S. imparare a misurare la tenerezza, oltre la forza. Ci vorrà tempo: e forse la linea di demarcazione tra buoni e cattivi si farà meno netta; forse gli obiettivi sapranno adeguarsi alla vita, e non imporle regole, inutili come l'ombrello quando la tempesta si impone.
Ci vorrà tempo e una dose infinita di occasioni, per non dover leggere che "nelle scuole non c'è fiducia" e che "ragazzini di 10 anni fanno da palo ai traffici", non per due soldi in più, ma perché hanno trovato un mito, un modello, uno spiraglio.
Ci vorrà qualcosa che spezzi la linea e la trasformi in un abbraccio.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Aurora    - 29-10-2006
Finalmente! Emanuela ti si "rivede". Sentivamo la tua mancanza. Quando i tg trasmettono le rivolte parigine, penso sempre a te che vivi quella realtà non certo in maniera asettica e il desiderio di sentire la tua versione dei fatti si fa strada in me. Bentornata dunque. Un forte abbraccio, Aurora