La rivista di storia
Giovanna Casapollo - 25-02-2002

Elena sfogliava assorta il 10° numero di ‘Storia Illustrata’ che Tiziana - l’alunna maggiorenne della seconda - aveva portato in classe e che le aveva mostrato con sussiego.
Un’alunna indecifrabile - pensava - che si appassionava alle vicende di Nefertari o alle miniature dell’officina di Magonza senza che questo si risolvesse nell’acquisizione di un metodo di studio rigoroso e produttivo.
Rivedeva il suo sguardo spento durante la lezione e, ancora una volta, si doleva di non essere capace di risolvere gli enigmi dell’apprendimento.

“L’Egitto di Ramses, Il governo Giolitti, Churchill, J.Gutemberg ...Don Lorenzo Milani...”

La grande foto nera del Prete scomodo con i suoi cinque ragazzi aggrappati alle sottane occupava la maggior parte della pagina 54 .
Il viso non lo ricordava ma il suo libretto smilzo, si.

Quando aveva letto la ‘Lettera’ per la prima volta Elena era stata male; figlia di una scuola che bocciava, passata indenne tra le maglie della selezione, si era scoperta ingranaggio di una macchina burocratica, inefficiente e ottusa, che separava ancora in modo cieco ed arbitrario i nuovi Gianni dagli eterni Pierini.

Dal passato emersero immagini che rinnovarono crucci e tormenti ...

...con le braccia strette, intimidito della sua audacia, Giacomo si avvicinava alla cattedra e mostrava alla giovane supplente il libro che parlava male delle professoresse come lei.
L’alunno irrequieto che sabotava le sue lezioni rivolte ‘a chi aveva voglia di studiare’, lanciava il suo atto di accusa in nome di tutti i bambini svogliati del mondo... a cui nessuno aveva mai pensato di dare uno scopo...

Nemesi e palingenesi esplose nel suo animo plagiato lottarono con la tentazione di fuga da un lavoro che palesava il suo viso colpevole e con l’urgenza di attivismo che il campagno di Barbiana indicava.
Maturavano gli anni della pedagogia militante destinati a delegittimare l’obsoleta scuola gentiliana.

... con la complicità di Giacomo nacquero i primi giornalini, i banchi divennero tavoli di lavoro ... alle pareti cartelloni colorati parlavano di ‘fame nel mondo’ e di non violenza...

Elena amò quel monello biondo che l’aveva scossa nel dormiveglia di una pratica didattica classista e ipocrita, ne spiò a distanza le labirintiche scelte di vita finchè una moto assassina, placandone l’irrequietezza,

... fermò quel sorriso contaggioso in un ovale ingiallito di una lapide in fiore.

(da Una Prof Qualunque di Giovanna Pisu Casapollo)


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