Tagli e tagliole
Francesco di Lorenzo - 24-10-2015
L'operazione è chiara, un po' di soldi e finiranno le proteste. In fondo, non c'è trucco, o almeno il trucco è troppo scoperto. Le probabilità che le intenzioni di Renzi e compagnia siano proprio queste sono altissime. Come dire, butto una manciata di mangime nel pollaio (500 euro) e mentre le galline si azzuffano su come spenderli e soprattutto su come rendicontarli, ci si dimentica di tutto il resto. Il copione è scontato. E l'anno prossimo ancora meglio, avremo invece dell'accredito addirittura una Carta elettronica del docente con cui autoaggiornarci più veloci. Così coroneremo il nostro sogno di sentirci come tanti piccoli sindaci e consiglieri regionali. Pensate, una carta di credito dedicata. Ma noi, ci giurerei, saremo attenti a non spenderli in cose futili.
Tutto ciò, mentre i nostri studenti dicono che le competenze digitali non le apprendono a scuola ma in modo autonomo o sui luoghi di lavoro (quando lo trovano). Una ricerca presentata nell'ambito della sesta edizione di "ScopriTalenti" (giornata dedicata all'incontro di giovani che si sono distinti durante i corsi di Giovani&Impresa di Fondazione Sodalitas), mette sul tavolo questo piccolo problema, ma non solo. Il 54% dei giovani intervistati dice di essere consapevole di non avere una preparazione adeguata in campo digitale. Sì, sono bravissimi quando si tratta di saper navigare in internet, usare il pacchetto office o muoversi sui social network per scopi professionali, ma i problemi iniziano quando ci si trova di fronte a programmi tecnici specifici. Il che, con una buona preparazione di base, potrebbe anche non essere un grave problema. Quello che invece dovrebbe preoccupare di più, è ciò che è ulteriormente venuto fuori.
La ricerca ha evidenziato che tra il 54,8% degli intervistati, cioè tra la percentuale dei giovani che si sono fermati al diploma di scuola superiore, moltissimi hanno rinunciato a iscriversi all'Università per motivi economici. Più chiaramente, uno su tre, tra chi non si è iscritto all'università, lo ha fatto per mancanza di risorse economiche e non per disinteresse verso lo studio. Quindi la nostra Università esclude una certa quantità di giovani indipendentemente dalla loro qualità. Cioè, in poche parole, il Miur spende soldi per formare giovani talenti, ma poi ad un certo punto li abbandona.
Un dato del genere dovrebbe far riflettere e preoccupare non solo il ministro dell'Istruzione ma tutta la classe dirigente italiana. La stessa che si riempie la bocca su merito e talento. In realtà, non si creano neanche le condizioni perché il 'feticcio' del merito, usato a proposito e a sproposito, abbia la possibilità di essere messo in campo. Quando manca la materia da esaminare. Quando intere generazioni di possibili talenti non sono messe neanche in condizione di essere valutate. E allora, diventa assurdo anche il solo parlare di bonus, dei 500 euro e di altre amenità. Intano simili sprechi restano strutturali al nostro sistema dell'Istruzione e nessuno li prende in considerazione.

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I tagli alla scuola sono evidenti: tanto per andare sul concreto e non sfilare con una sorta di protesta che sembra la solita lamentazione. La notizia è che a Torino per le scuole serali è arrivato solo la metà del personale insegnante richiesto. L'ufficio scolastico regionale ha deciso così. Il coordinamento dei Cpia (Centro provinciale per l'istruzione degli adulti) ha protestato, l'assessore regionale ha dichiarato che non era previsto nessun taglio e quindi non se lo spiega.
Sembra strano, proprio quando ci dovrebbe essere abbondanza di insegnanti precari da collocare. Ma succede. Magari viene il sospetto che si vogliano, come al solito, depotenziare le esperienze migliori della nostra scuola, e questa dell'Istruzione degli adulti, invece, a detta di molti, sarebbe da incentivare. Ma qui, c'è da aspettarsi di tutto. Anche che la 'Buonascuola' sia il 'killer' dell'istruzione degli adulti?




Tags: Buonascuola, bonus, sprechi, merito, talenti, Miur


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