La maledizione dell'educazione
Antonio Vigilante - 17-09-2009
Ieri pomeriggio guardavo distrattamente una trasmissione di non so quale canale Rai: una di quelle trasmissioni nelle quali si analizzano coram populo i sentimenti, le tensioni, i drammi delle famiglie italiane. C'era un'adolescente che aveva qualche rancore nei confronti dei genitori. A un certo punto ha detto che il padre la picchiava con la cintura dei pantaloni. La conduttrice ha reagito con leggerezza: sorridendo, ha detto che anche lei da piccola ne ha prese, di botte.
Immaginiamo al posto della ragazzina un qualsiasi soggetto fisicamente o socialmente debole - un portatore di handicap, ad esempio, o un extracomunitario - che dica in televisione di essere stato frustato con una cinghia da un altro soggetto forte - un italiano, ad esempio - presente in studio; immaginiamo che la conduttrice minimizzi, e la rivelazione finisca quasi in risata. Sarebbe una cosa rivoltante, un segno ulteriore di degrado morale e civile, come si dice. Così non è se il soggetto debole è un'adolescente ed il soggetto forte è suo padre. La violenza in questo caso è giustificata. Eppure quel soggetto debole come qualsiasi altro ha diritti. Ogni essere umano ha il diritto di essere rispettato nella sua integrità, di non subire umiliazioni e violenze. Cosa ci impedisce di vedere un bambino o un adolescente come un soggetto detentore di iritti? Quella che chiamo la maledizione dell'educazione.
Sul "Corriere della Sera" di ieri si poteva leggere un articolo su risultati di una ricerca fatta da alcuni ricercatori americani sulle conseguenze delle punizioni corporali. "Le sculacciate rendono i bambini più cattivi", sintetizza il titolo; e l'articolo spiega che nelle famiglie in cui si faceva ricorso alle punizioni corporali "i ricercatori hanno trovato che i bambini erano più inclini ad avere problemi di comportamento rispetto a quelli che col passare dell'età non hanno ricevuto più sculacciate". Particolarmente interessante è la conclusione:

Alla luce di questi risultati - ha spiegato Jennifer Lansford, che ha coordinato lo studio - gli specialisti della salute mentale e gli specialisti che lavorano con le famiglie dovrebbero incoraggiare i genitori dall'astenersi dall'utilizzare la disciplina fisica. Essi dovrebbero anche aiutare i genitori ad elaborare strategie alternative per correggere i loro figli.

Ora, continuiamo ad immaginare. Immaginiamo uno studio sulle conseguenze della violenza nei confronti di un qualsiasi altro soggetto debole. Che so, uno studio sull'esito della violenza nei confronti degli immigrati. Immaginiamo che questo studio giunga alla ovvia conclusione che queste violenze non fanno che generare sentimenti di rivalsa, rabbia, ansia e nuova violenza. E immaginiamo che questo studio termini con la considerazione che bisogna ricorrere a "strategie alternative" per correggere gli extracomunitari. La conclusione dello studio parrebbe assurda non meno dello studio stesso. Non così invece se si tratta di bambini. Uno studio sull'efficacia educativa della violenza può essere ancora oggi un contributo al dibattito sui metodi educativi. Che i genitori debbano "correggere" i figli, che abbiano il diritti e il dovere di farlo, è una cosa la ricercatrice dà per scontata. E', invece, all'origine della violenza nei confronti dei bambini: e non è detto che quella fisica sia la violenza peggiore. La violenza è nella pretesa stessa di dar forma ad un essere umano secondo un proprio modello. Il bambino, l'adolescente non esistono, e per questo non sono soggetti di diritti. Quello che conta è ciò che saranno in futuro, l'uomo e la donna che diventeranno. Questa educazione - l'educazione maledetta - è fondata sulla disconferma, sul messaggio "tu non esisti, forse esisterai, se ti comporti come dico io", ripetuto infinite volte.
Che resta dell'educazione, se si toglie la pretesa di "correggere"? Resta il compito di costruire qui ed ora, per chi si ama, situazioni in cui si possa sperimentare la gioia, la serenità, la creatività, la bellezza, la conoscenza. Allontanando ogni traccia o ipotesi di violenza.


Tags: educazione, punizioni corporali, violenza, minori, diritti, famiglia


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