Il destino ci offre un'occasione
Giuseppe Aragno - 04-09-2009
Eccoli, i precari della scuola: disperati, ma lucidi e coerenti, gridano la loro rabbia dai tetti di scuole occupate, irrompono nei centri periferici del potere - le mille succursali di casa Gelmini - per urlare ai poliziotti in assetto antiguerriglia che non ci stanno, che non hanno paura e che, in una repubblica fondata sul lavoro, un governo chiuso al dialogo, capace solo di schierare manganelli e manganellatori contro i lavoratori, sa di Cile e induce alla sommossa. I precari della scuola in lotta, però, diciamocelo chiaramente e una volta per tutte, non sono solo la prova che il giocattolo costruito dal carrozzone mediatico è un coniglio tirato fuori dal cilindro dell'illusionista: il Paese non è col regime e il regime non è così solido come vuole apparire. No. I precari pronti allo scontro con un governo che fa acqua da tutte le parti dentro e fuori l'Italia sono un dito puntato soprattutto contro di noi, contro i docenti "stabili" o "stabilizzati" che stanno a guardare e non scendono in piazza con loro. Per un anno si è sputato veleno: c'è un mare di disagio e di sofferenza, ci sono montagne di diritti violati o negati, ci sono milioni di lavoratori ridotti alla disperazione, ci sono leggi che ripugnano alla coscienza civile, coordiniamoci e mettiamo in piazza questo vento che annuncia tempesta. S'è sputato veleno: uniamo le forze, agiamo di concerto; la lotta dei precari della scuola diventi quella dei cassintegrati e dei licenziati, dei commessi che lavorano 24 ore su 24, di chi non trova lavoro e non lo troverà, degli studenti ai quali stanno togliendo la scuola e l'università. Mettiamo tutto questo in piazza senza aver paura, facciamolo, e la bufera spazzerà via in sol colpo la fanchiglia neofascista che si dice governo. Nulla da fare. Non c'è stato verso. Eppure in piazza c'era l'Onda degli studenti che faceva tremare i polsi a Gelmini e soci. Sarebbe bastato poco per imporre al governo un mutamento di rotta. E invece no. Ognuno per la sua strada e dio per tutti.
Diciamocelo francamente, perché non ci fa male ed è sempre più chiaro che non capiteranno ancora molte altre occasioni: questi che si battono non sono solo colleghi e non sono in piazza solo per se stessi. E' gente in lotta con un governo che freddamente, con calcolata e lucida ferocia, sta distruggendo la scuola statale in quanto presidio di democrazia, fucina di intelligenza critica e archivio vivente della nostra memoria storica. Non diciamo più, perciò, che i precari protestano: lottano cittadini, lottano genitori, lottano lavoratori. Quella dei precari è una battaglia della legalità contro la prepotenza. In piazza ci sono con loro gli articoli fondamentali della nostra Carta costituzionale. Lo scontro che si è aperto è il nostro scontro, è la lotta degli operai mandati a casa, la lotta degli immigrati massacrati nel Mediterraneo, la lotta della civiltà contro la barbarie. Non è più tempo di esitazioni e calcoli di bottega, non è più tempo di restarsene a casa facendo finta di non sapere. O si fa quadrato con loro, per costruire i modi e i tempi d'una vertenza globale e permanente o la partita tra civiltà e barbarie è fin da ora veramente persa.
Una volta per tutte diciamocelo fuori dai denti e senza ipocrisia: i lavoratori che si ribellano oggi contro un governo screditato, debole coi forti e forte coi deboli, sono un dito puntato soprattutto contro di noi, contro i docenti "stabili" o "stabilizzati" che stanno a guardare e non scendono in piazza con loro.
Ci sono momenti della storia in cui il destino si affaccia, si mostra chiaro alla coscienza di un popolo e gli offre un'occasione. Possiamo anche far finta di non vedere, ma è bene dirselo: avremo la storia che sapremo costruirci.

Tags: docenti, gelmini, governo, piazza, precari, regime, scuola statale


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Gemma Gentile    - 05-09-2009
Condivido pienamente, parola per parola. Non ho altro da aggiungere, ma sento di doverlo affermare.

 Francesco Masala    - 06-09-2009
E' verissimo che il punto chiave sta nella mancata solidarietà fra lavoratori, ognuno pensa che tocca sempre agli altri e alla fine si è tutti più soli.

 Giovanni Pontillo    - 09-09-2009
Grazie Giuseppe per ciò che scrivi, Grazie per il tuo continuo incitare al risveglio delle coscienze, Grazie per il cuore che metti per tutti Noi. GRAZIE!
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E' PROPRIO VERO CHE NON ESISTE SOLIDARIETA' TRA I LAVORATORI DELLA SCUOLA E GRAZIE A QUESTA CONDIZIONE DI MANCANZA DI COSCIENZA CRITICA COMUNE E DI CORAGGIO DI MANIFESTARE IL PROPRIO DISSENSO, AGLI ATTACCHI ILLEGITTIMI E CRIMINALI CHE CI TROVIAMO OGGI A NON AVERE PIU' UN LAVORO PER CUI SOGNARE E LOTTARE - SAI GIUSEPPE, IO DA INGUARIBILE SOGNATORE, SPERAVO CHE GLI EVENTI NEFASTI CHE OGGI INVESTONO LA SCUOLA SAREBBERO STATI SUFFICIENTI A SMUOVERE QUEL TORPORE TIPICO DEGLI INSEGNATI - TANTO CI SARA' QUALCHE ALTRO COLLEGA A PROTESTARE - MA QUESTO SEMBRA NON AVVENIRE.
MA, SE TUTTI NOI CI FERMASSIMO UN ATTIMO A FARE DUE CONTI, CON I NUMERI DEL PIU' GRANDE LICENZIAMENTO DI MASSA DELLA STORIA REPUBBLICANA CAPIREMMO TUTTI LA DIMENSIONE DEL FENOMENO - 120.000 'ELIMINAZIONI !!!!!!!!!! ' IN TRE ANNI, CONSIDERANDO CHE IN MEDIA UNA FAMIGLIA MONO-REDDITO E' COMPOSTA DA 4 PERSONE, SI HA LA CONSAPEVOLEZZA NUMERICA CHE SI STA' PARLANDO DI 500.000 PERSONE DI CUI LA META' BAMBINI A CUI I GENITORI (precari) PROBABILMENTE NON POTRANNO PIU' GARANTIRE NEANCHE LA SOPRAVVIVENZA - E' DI QUESTO CHE STIAMO PARLANDO!!!!!

EVIDENTEMENTE, L'ITALIA E GLI ITALIANI TUTTI MERITANO QUESTO!

RICORDO IL DOLORE CHE ESPRIMEVA UNO STRISCIONE SCRITTO DA STUDENTI DELLA LOCRIDE IN CALABRIA IN RISPOSTA AD UN EVENTO TRAGICO IN CUI VEDEVA LA MORTE UN ALTO ESPONENTE POLITICO CALABRESE, E MI VIENE DA PENSARE CHE QUELLO STRISCIONE DESCRIVE DRAMMATICAMENTE LA NOSTRA CONDIZIONE DI PRECARI - ''AMMAZZATECI TUTTI'' -

Giovanni Pontillo
(Docente Precario da 15 anni)

 Paolo    - 13-09-2009
Fino a quando non ci sara' la solidarieta' dei docenti di ''ruolo'' tutto sara' inutile e strumentale, manchera' l'assunzione di senso pieno rispetto al futuro

anche i genitori dovrebbero essere interessati e lo sono poco e nulla ... gelmini tutte queste cose le sa, e per questo non si fermera' come sa che da destra a sinistra, a SINISTRA?, c'e' chi e' pronto a coprire i vuoti della scuola pubblica producendo precariato locale, meno tutelato ancora di quello ministeriale

siamo capaci veramente di dire STOP!?

 Sergio Betti    - 14-09-2009
E' proprio vero che "il punto chiave sta nella mancata solidarietà fra lavoratori, ognuno pensa che tocca sempre agli altri e alla fine si è tutti più soli" .
Ma anche questo è un altro indicatore, un ulteriore sintomo della soppressione della coesione popolare (se non ricordo male una volta si chiamava Stato) voluta ed orchestrata da lungo tempo da logge e massonerie varie.
Le facce che quotidianamente impartiscono a noi le “istruzione per il disuso” altro non sono che attori e figuranti vari di volta in volta ingaggiati (a costo zero e per ripagarli di non si sa quali meriti precedenti) della commedia iniziata più o meno nel 1947.
Per il resto, che dire?
Condivido anch’io – e interamente - l’analisi che fa il Sig. Aragno.
Sergio Betti

 oliver    - 19-09-2009
Ho già avuto modo di affermare che purtroppo la colpa della situazione i Italia non è del potere politico ma da tutti coloro che lo hanno votato. Gli italiani presi singolarmente si dichiarano insoddisfatti di questo governo e dei suoi componenti, purtroppo lo votano dando loro un potere decisionale che nel caso specifico distrugge ogni regola di buon senso in nome del risparmio economico. I conti per Tremonti devono quadrare, bisogna dare soldi alle banche, costruire il ponte a Messina conperare qualche altro elicottero per apparire più forte nel mondo, provare a far credere che sono feroci persecutori verso chi non paga le tasse (dopo aver contestato Visco), permettendo il rientro dei capitali pagando un balzello di 5€. E' incredibile!!!!