Abbiamo ancora qualche possibilità?
Francesco Masala - 28-05-2009
Siamo alla fine, abbiamo ingoiato tutto, oggi leggo che un segretario regionale della Cgil, in Sardegna, dice "Oltre 500 docenti in Sardegna sono soprannumerari e devono cambiare sede di servizio peggiorando le loro condizioni di vita e di lavoro e aumentando il carico delle spese sostenute per lavorare". Cioè decine di migliaia di posti di lavoro vengono ammazzati (con decine di migliaia di persone fisiche, e si parla solo della scuola, che non lavoreranno mai più, o non inizieranno mai a lavorare) e ci si preoccupa che qualcuno metterà un po' di benzina in più. Come se i due fatti non avessero un legame causale.
Occorre pensare ad azioni forti, non di singoli, ma di qualche partito, se ce n'è, fuori dai salotti di Vespa o di Floris, o di sindacati, spero ancora qualcuno tipo Cobas, Sdl, Cub, per azioni di disobbedienza civile, coinvolgendo la società civile, se ce n'è, famiglie, per esempio. Bisogna giocarla fino in fondo, con nuove forme d'intervento, se abbiamo fantasia, non fatte da singoli, non abbiamo bisogno di martiri.
Oggi qualcuno dice ai dirigenti di cambiare mestiere se non saranno obbedienti, e fra un po' ne licenzieranno un paio, naturalmente con una reazione forte diranno che saranno stati capiti male, poi toccherà agli insegnanti, quelli superstiti, e ognuno penserà ai suoi piccoli conti personali, quanti anni mi mancano, ecc.
C'è in corso un processo epocale di descolarizzazione, vince la amicizzazione e la noemizzazione del paese. Questi anni resteranno nella storia come quelli della più grande contrazione della base produttiva e precarizzazione del lavoro e immiserimento del paese e dopo altri anni di questo schifo, che finirà per questioni di letto, non per rivolte dei lavoratori, addormentati da televisioni, partiti e sindacati, ci troveremo a scegliere tra Fini e Casini.
Come uscire da quest'incubo? Cosa possiamo fare? Non masse, ma almeno qualche migliaio di persone coordinate possono mobilitarsi per qualcosa? Non so come, credo che occorra muoversi, ma le ferie, il mare..., esiste qualche sindacato tipo quelli citati prima disposti a offrire alternative a questa ingloriosa fine per inedia?

Intanto da una canzone di Robert Allen Zimmerman alcuni versi dedicati ai distruttori di posti di lavori, come nella scuola, ma non solo, con la scusa dei motivi di bilancio.

Let me ask you one question
Is your money that good
Will it buy you forgiveness
Do you think that it could
I think you will find
When your death takes its toll
All the money you made
Will never buy back your soul.

And I hope that you die
And your death'll come soon
I will follow your casket
In the pale afternoon
And I'll watch while you're lowered
Down to your deathbed
And I'll stand over your grave
'Til I'm sure that you're dead.

Bob Dylan - Masters of war




Tags: precarietà, descolarizzazione, bilancio, lavoro, crisi, disobbedienza civile


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