Il Paese delle mani in tasca e delle tasche piene
Gianfranco Pignatelli - 28-04-2009
Ma chi ha detto che l'economia è algida? Noi, per esempio, abbiamo un ministro appassionato e fantasioso. Non solo per la sua finanza creativa ma anche per la comunicazione adottata, sempre varia e ad effetto. Un paio di tormentoni, però, lo contraddistinguono. Il primo: abbiamo il terzo debito pubblico del mondo pur non essendo la terza economia mondiale. Secondo: non metteremo le mani nelle tasche degli italiani. Il ministro lo ha ripetuto anche in occasione degli interventi pro-Abruzzo. Così gli italiani le mani nelle tasche se le sono messe da soli. E il governo? Con destrezza ha subito fatto da croupier, sia per i denari derivati dalla generosità individuale e sia per quelli provenienti dalla solidarietà internazionale e comunitaria. Un grande affare: nessun onere e tutti i benefici mediatici e politici. Si spende e si spande con le tasche altrui. Tutti i meriti al governo a costo zero. Un po' come fa Santa Romana Chiesa, benefattrice con l'8x1000, o meglio con gli spiccioli dell'altrui beneficenza contributiva. Tant'è che in Abruzzo non si saprà mai né quanto si è raccolto né come si spenderà.

Se è vero che la creatività non si concilia con l'ovvietà, si capisce bene perché il ministro fantasioso non abbia fatto le cose più scontate. La prima: rispedire al mittente il ricatto della Lega, accorpando referendum ed elezioni europee, per un risparmio di 450 milioni di euro, pari a due social card, all'indennità per 360.000 precari o a 1800 asili nido. La seconda: annullare la commessa dei 131 cacciabombardieri atomici F-35 dal costo unitario di 100 milioni, per un totale pari a tutto il necessario alla ricostruzione in Abruzzo. Questo sì, senza mettere le mani nelle tasche degli italiani, dimostrando al mondo di essere quel Paese, fiero ed autosufficiente, di cui straparla in suo attuale premier.

Tags: finanza, debito, governo, lega


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