breve di cronaca
Cronaca di Milano: considerazioni amare
istruzioneiuniscuola - 25-07-2007
MILANO

Ragazzi in fuga dalla scuola. Nelle classi prime uno studente su quattro non ha finito l'anno

I DATI

Nel 2006-2007 quasi 5 mila ragazzi hanno deciso di lasciare i banchi

DISPERSI

L'indice di dispersione scolastica rilevato dal Provveditorato provinciale nel 2007 e del 25,3 per cento

LA PSICOLOGA

"Famiglie lassiste Ma ai giovani manca la grinta di lavorare su se stessi"


dì GIAMBATTISTA ANASTASIO



FUGA DALLA SCUOLA

Uno studente su quattro, a Milano e hinterland, lascia i banchi durante o dopo il primo anno di superiori. A testimoniar­lo sono i dati raccolti dall'Ufficio scolastico provinciale. Il fenome­no dell'abbandono è in continua crescita. I bocciati e ritirati prima degli scrutini che non hanno con­fermato l'iscrizione all'istituto fre­quentato nell'anno 2006-2007, ammontano al 25,3 per cento del campione passato al setaccio. Il monitoraggio dell'Ufficio scolastico ha riguar­dato 19 mila studen­ti delle classi prime, iscritti a cento dei 141 istituti statali. Per 4.800 "matrico­le" l'esordio al quinquennio delle superiori si è rivelato fallimenta­re. Rispetto all'anno scolastico 2005-2006 l'indice di dispersione è cresciuto dell'uno per cento. Ri­spetto all'anno 2004 - 2005, l'au­mento è di quattro punti percen­tuali.

A dare il maggior contri­buto alla poco confortante statisti­ca sono stati, negli anni, gli istitu­ti professionali. Scuole in cui la frequenza alle lezioni è notevol­mente più bassa che altrove. La se­conda piazza è degli istituti tecni­ci. Il monitoraggio dell'Ufficio scolastico ha riguardato quest'an­no per la prima volta, anche le classi terze. Una scelta indotta dall'ultima riforma dell'esame di Stato. Per essere ammessi alla maturità gli studenti, dal prossi­mo anno dovranno colmare i de­biti formativi senza trascinarseli di settembre in settembre. Una sfi­da in più che, se persa, può indur­re i ragazzi a cambiare rotta. Il ter­zo anno è poi, negli istituti tecnici e professionali, il primo del bien­nio) specialistico: la carriera dello studente è a una svolta e non sem­pre la scelta della specializzazione si rivela subito felice. Nel 2006-2007, l'indice di dispersione registrato dall'Ufficio scolastico è del 17,1 per cento su un totale di 12.650 studenti delle classi terze esaminati. Impossibile un con­fronto con gli anni scorsi, ma an­che in questo caso, il valore dell'indice non è da sottovalutare. A confermare il disagio degli ado­lescenti mancavano solo i numeri. Che succede alla scuola italia­na? Per Chiara Noseda, psicologa nell'equipe dell'associazione Cidi­ci che da anni lavora nelle scuole, a contatto con gli studenti (soprat­tutto sul fronte del bullismo) per identificarne bisogni e problemi, le responsabilità sono soprattutto delle famiglie.

"Spesso i genitori inducono i figli a iscriversi a una scuola superiore senza tener conto delle loro reali aspirazioni. I ragazzi frequentano le lezioni senza alcuna vera motivazione, questo spiega perché poi non superano l'anno abbandonano anzitempo". Mamme e papà decisionisti, quelli di oggi, ma a metà. "Una volta la stra­grande maggioranza dei ragazzi che intraprendevano gli studi, li portavano a termine. Una volta che i genitori decidevano di farli studiare, li obbligavano ad arriva­re fino in fondo. Oggi - dice Nose­da - succede che sono le mamme ha decidere il corso di studi dei figli, ma poi non hanno ab­bastanza polso per indurli a non abbandonare i banchi di scuola: improvvisamente, i ragazzi diventano capaci di decide­re da soli il loro destino. Si inne­sca un processo di adultizzazione della percezione degli adolescenti".

I quali però non sono senza peccato.

"I quattordicenni di og­gi non sono capaci di affrontare, gestire e superare i propri falli­menti. A scuola come nella vita, se non riscuotono un successo im­mediato, fuggono, se la danno a gambe. Preferiscono accettare la frustrazione che impegnarsi per superarle. Detto in altri termini: non hanno la grinta e la capacità di lavorare su se stessi, di pensare a lungo termine. Forse anche per colpa della società in cui stanno crescendo - conclude la psicologa

- riescono a perseguire solo gli obiettivi che sono a portata di ma­no: la loro logica è tutto, subito, qui e ora...

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 Anna Di Gennaro    - 03-08-2007
Il drop out è affare serio: eppure la competenza della PROVINCIA di Milano sulla tematica è piuttosto ampia: ho assistito ad un paio di convegni molto interessanti...