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Mario Amato
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ALTRI FRAMMENTI
 
Heidelberg 3 aprile 2007

Pochi giorni non bastano forse per scrivere impressioni di viaggio, eppure esistono momenti in cui l'animo non riesce a tacere. Forse è ancora una volta questa cittadina alla quale Hölderlin dedicò una delle sue liriche. Strana vicenda quella del poeta svevo: molte delle sue poesie parlano di monti, fiumi, vigneti e, come ha scritto Romano Guarini[1] il grande lirico aveva un rapporto mitico con la natura, una conoscenza di essa che coinvolgeva l'intera esistenza. Hölderlin però si chiuse per quindici anni in una torre in completa solitudine.
Tutti i suoi lettori, credo, si chiedono come potesse dal suo eremo solitario scrivere del Danubio, del Reno, delle stagioni, di Heidelberg e dell'incanto che provò sul ponte vecchio "nell'ora che ci passava"[2]
Lo stesso incanto ho provato -- condiviso con le amiche che mi accompagnano -- ancora una volta questa mattina guardando dal ponte il castello ed ascoltando il mormorio del fiume.
Si può quindi non essere d'accordo con il titolo del libro racconti di Heinrich Böll "Vai troppo spesso a Heidelberg".
Su una riva del Neckar scrissi la mia prima fiaba ed è certamente strano aver trovato soggiorno in una antica locanda che ha per nome un personaggio di una fiaba dei fratelli Grimm, dedicata ad una moglie incontentabile. Ogni camera inoltre è contrassegnata non con un numero, bensì con il nome dello scrittore che vi ha per qualche tempo sostato. Ne nomino qualcuno qui di sfuggita: Goethe, Hölderlin naturalmente, G. Keller, Turgeniew, Hugo, C. Zuckmayer, F. Schiller ed altri. Fra gli ospiti fu anche l'imperatrice d'Austria-Ungheria Elisabetta, la cui sfortunata vicenda è stata raccontata da tanta cinematografia.
Heidelberg ci ha accolto con la sua vocazione fiabesca, ma come il libro di Heine "Deutschland, ein Wintermärchen" ("Germania, una fiaba invernale") non è affatto una fiaba, bensì un poemetto polemico contro l'intimismo all'ombra del potere, così la bella cittadina nasconde una contraddizione: questo è il luogo dove nacque Joahnn Faust, la cui leggenda ha ispirato poeti e musicisti ed ha influenzato molta cultura europea.
Heidelberg è anche la città universitaria più prestigiosa della Germania, dove hanno studiato e/o insegnato molti filosofi ed una via, dall'altra parte della città vecchia è stata chiamata "Philosophenweg" (la via dei filosofi), meta in quest'ora di una delle mie due amiche; l'altra si è persa tra turisti e studenti nella Hauptstraße.
Io ascolto il mormorio del Neckar e ...l'incanto e scrivo, perché forse non vengo troppo spesso a Heidelberg.



3 aprile 2007, h 22 circa

Perché mi sei entrata nel cuore,
vecchia Heidelberg?
Fu forse il verso del poeta
Amato
Mille volte in silenzio nel cuore
Recitato
Nelle mie ore che anch'io sul ponte
Passai
Fu forse l'odore delle pagine ingiallite
Nelle vecchie librerie
Dei tuoi vicoli angusti
Fu forse il sorriso delle fanciulle amate
Dimenticate nella prosa delle vita
Rammentate poi senza rimpianto...

Fu forse la giovinezza...
E la nostalgia...



5 aprile 2007

Perché ritornare?
Su sentieri già percorsi
Strade un tempo lontano
Calpestate
Vicoli noti traversati
In altra età
Sentire gli stessi aromi
Fermarsi a guardare
Ancora e ancora
I riflessi delle prime luci
Serali
Giocare nelle acque del fiume
Del tuo fiume
Del mio fiume
Heidelberg

Ascolta
Noi siamo le parole che abbiamo detto
Le vie conosciute
Raccogliamo ricordi, passioni, gioie, tormenti
Affascinati
Come i bambini felici raccolgono conchiglie
Noi siamo i sogni immaginati
Ad occhi schiusi
In una sera colorata dal tramonto
Noi siamo i sogni ancora a venire...


5 aprile '07

Abbiamo progettato di salire al castello. Dalle ampie finestre dell'albergo entra un sole luminoso e caldo.
Trovo la mia amica ucraina intenta in una conversazione in russo con una donna polacca. Ella ha studiato lingua tedesca nella scuola in Kazakistan ai tempi dell'Unione Sovietica.
Questo intrecciarsi di lingue, di esperienze comuni e diverse al tempo stesso è meraviglioso. Così possiamo veramente costruire l'Europa. Viaggiare è mescolarsi con altre vite, altre abitudini, parlare una lingua diversa dalla propria e comprendersi. Sui libri la Storia è fatta da grandi personaggi, ma esiste un'altra storia, quella degli uomini il cui nome non sarà scritto, ma che forse più delle grande figure contribuiscono alla costruzione di una civiltà condivisa.
La Polonia è entrata a far parte dell'Europa, l'Ucraina -- o almeno una parte di essa -- vi aspira.
Siamo europei, ma per sentirlo bisogna viaggiare, sedersi accanto a chi si esprime in un idioma diverso, scambiare opinioni, punti di vista, bere con il nostro vicino o la nostra vicina occasionale un bicchiere di vino.
A proposito di grandi personaggi ieri in una libreria ho chiesto alla commessa il nome dei principi di Heidelberg. Mi ha risposto "Karl Theodor", ma che non sapeva a quale dinastia appartenessero, perché lei è originaria di Stoccarda. "Karl Theodor", principe del Palatinato e Grande Elettore, appartenente alla famiglia Wittelsbachs, governò dal tredicesimo secolo, quando il Palatinato si staccò dal regno di Baviera.
A quel tempo il castello era di legno e solo durante i secoli si è trasformato nel maniero di pietra, che Hölderlin definisce gigantesco. Di legno è ovviamente la botte più grande del mondo, piena di ottimo vino Riesling, che si produce nelle colline della valle del Neckar.
Saliamo dunque al castello, i giovani a piedi, la mia amica ucraina ed io con il Bergbahn, la ferrovia montana scavata nel passaggio segreto, che doveva essere la via di fuga dei regnanti. La ferrovia ed il treno sono provvisti di strutture per diversamene abili, il convoglio è puntuale, l'organizzazione perfetta. Organizzazione perfetta, puntualità, eppure non riesco a ricordare una guerra vinta dalla Germania. Per fortuna!
Visitiamo il museo della farmacia, un percorso affascinante attraverso i medicamenti inventati dall'uomo per lenire i dolori. Non dimentichiamo però che anche Joahnn Faust era medico, nato qui a Heidelberg nel 1500.
Giriamo per l'intero castello, infine ci affacciamo sull'enorme balcone ed ammiriamo la cittadina attraversata dal Neckar, i vigneti sui pendii, e --espressione di Hölderlin--i vicoli felici...

[1] Guarini, Romano, Hölderlin, Morcellania
[2] La poesia "Heidelberg" è stata scritta prima del ritiro nella torre